Conosciamo oggi una delle realtà artistico musicali più interessanti del nostro territorio etrusco: i Rapsodismurina. Con la voce di Walter Smurina, nonché bassista, Daniele Fallarino alle chitarre e Federico Eugenio Nespola alla batteria e percussioni, il trio raggiunge il suo assetto definitivo nel 2015.
Da questo momento il lavoro è in ascesa e vengono prodotti due dischi fino ad oggi, in cui si è da poco fatto spazio ad un terzo progetto dal titolo IF, disponibile su tutte le piattaforme streaming.
Con migliaia di visualizzazioni ai loro videoclip musicali e sonorità suggestive e articolate, i Rapsodismurina vantano un’originalità senza pari nel panorama musicale del nostro territorio.
RAPSOdiSMURINA nasce da una sorta di crasi fra due diversi elementi, cioè i musicanti e la voce narrante, quasi a ricordare i cantori delle antiche civiltà classiche.
In termini più semplici è un frutto impazzito risultante dall’unione fra Walter Smurina, al basso, piano e
voci, Daniele Fallarino alle chitarre, e Federico Eugenio Nespola alla batteria e synth.
Sappiamo bene che non è un punto di partenza favorevole questo nome poco radiofonico, quasi cacofonico, di difficile pronuncia e memorizzazione; ma le nostre scelte operano spesso contro corrente, e trovano conferma nell’idea che il fruitore realmente interessato, ascoltatore o lettore che sia, debba, da subito, giustamente produrre uno sforzo mnemonico e di proferimento.
Abbiamo da sempre cercato di restare originali, di creare della musica impegnativa ed “impegnata” a prescindere dai canoni, nella quale i testi sono di fondamentale importanza e non facilmente intuibili al primo ascolto.
Le nostre estrazioni musicali sono molteplici e variegate, e questo rende il progetto estremamente affascinante e mai banale, ad ogni nostro incontro ed esperienza performativa.
I nostri punti di riferimento vanno dalle lunghe ballate psichedeliche di pinkfloydiana memoria, passando per le sonorità rock e progressive degli anni ’70, attraverso le influenze sonore della tradizione Grunge americana, percepibile nella voce solista, per arrivare poi al rock d’autore più recente (italiano e non).
Una commistione che ha portato ad uno stile di difficile connotazione, che non doveva somigliare più a nulla.
Noi stessi preferiamo scherzare sopra le etichette di genere definendo il nostro un “rock etrusco alternato” perchè rappresenta l’unione di radici antiche e di suggestioni mediterranee con il rock & roll anglofono.
Come da te sottolineato per noi è molto importante anche la dimensione sperimentale, che valica la struttura compositiva classica. Amiamo poter presentare dei progetti omogenei che in una raccolta racchiudano il frutto di lavoro di anni di ricerca e passione.
Questo è vero. Ma il lavoro è anche qui più sottile e magico. Piuttosto che concept works potremmo definirli dei concert album, perché le nostre opere prendono vita da ore ed ore di registrazioni e esperimenti svolti nel nostro studio, che ascoltiamo e riascoltiamo per poi modellare ed adattare a canzoni.
Abbiamo la fortuna di non avere una casa discografica che impone e scandisce dei tempi di produzione “industriali” e quindi capita che a volte un nuovo lavoro necessita anche di 3 o 4 anni di rifacimenti, riarrangiamenti, ritocchi, prima di arrivare al risultato finale.
A proposito, vogliamo cogliere l’occasione per dire che in realtà c’è un terzo album, davvero unico e ancora più elaborato dei due precedenti, che è già disponibile in tutte le piattaforme digitali e sta per uscire anche in CD e vinile: il progetto si chiama “IF” ed è già stato pubblicato il nuovo videoclip ufficiale del brano “Alice toys”.
Questa è in verità una domanda alla quale per correttezza ed educazione non dovremmo rispondere. Siamo totalmente fuori dal cosiddetto mainstream anche se i nostri video su youtube e sui social hanno raggiunto decine di migliaia di visualizzazioni.
Il rock, soprattutto in Italia, ha subito un’involuzione inquietante, a partire dal livello lessicale, perché in esso sono state incluse produzioni e sonorità che nulla avevano a che fare con esso fino a ieri.
Adesso più che genere iconico a me sembra sinceramente che il rock stia diventando una forma di appiattimento e normalizzazione. Non già un modo per dissentire (a parte qualche figura internazionale che si staglia isolata sugli altri, esempio Roger Waters) ma piuttosto per divertire ed ammiccare al potere, con qualche parolina fuori posto ogni tanto che fa credere di essere un po’ sui generis.
Una noia ed una banalità mortale, cui si sono adeguate le ultime generazioni per un inevitabile processo di invecchiamento delle idee.
Noi però abbiamo avuto forza e pazienza per essere coerenti con le nostre esigenze, e con la nostra passione di musicisti., anche a costo di essere relegati in posizione di minorità.
Nicole Ceccucci