Il VicePresidente della Camera ha chiesto, oltre la sospensione degli abbattimenti, anche la riesamina e la revoca del progetto di “camminamento” dell’area esterna dove prima c’erano i cipressi.
Il cosiddetto progresso, l’andare avanti a tutti i costi e speditamente, può costare molto caro a un paesaggio, a un patrimonio storico.
Anche a una vita… come abbiamo visto nel tragico caso della Torre dei Conti.
Occorre fermarsi prima di finire in un baratro.
Si può riassumere così il nocciolo del durissimo intervento del vicepresidente Fabio Rampelli durante l’interpellanza alla Camera del 14 novembre a proposito della devastazione dei cipressi del Mausoleo di Augusto.
Una presa di posizione per molti versi coraggiosa, dove il deputato ha puntato il dito sugli “studi scientifici mai resi pubblici”, riguardo all’effettivo stato di salute delle alberature che componevano la “corona di Augusto”.
Non risultano perizie recenti, piuttosto gli alberi sembrano essere stati sacrificati alla “realizzazione di una pavimentazione”.
Il vicepresidente della Camera ha ricevuto una risposta dal Sottosegretario Mazzi, ma nella replica si è rivolto direttamente al Ministro Alessandro Giuli chiedendogli,
oltre la sospensione degli abbattimenti dei cipressi superstiti, anche la riesamina e la revoca del parere della Soprintendenza di Stato sul progetto di “camminamento” dell’area esterna dove prima c’erano i cipressi.
Un segnale molto chiaro che ha una precisa valenza anche sugli altri scempi (passati e in corso) delle alberature storiche di Roma: SI DEVONO FERMARE!!!
I fatti e le carte parlano di una verità “inquietante”.
Questa “imperdonabile superficialità” impone di individuare e sanzionare i responsabili .
Forte dell’indignazione e dello sconcerto suscitati dalla devastazione della componente originaria del monumento, i suoi alberi tutelari,
il deputato ha esortato il Ministero della Cultura ad ” approfondire” , affinché non prevalga l’indifferenza o il “volemose bene“.
Insomma questa storia, per utilizzare un’espressione altrettanto colorita (ma non eloquente come quella del ” grattacheccaro” di romanesca memoria citato dal vicepresidente della Camera) non può finire a “tarallucci e vino”, perché le carte agli atti parlano chiaro.
Lo scempio dei cipressi di Augusto deve essere l’estremo monito, affinché a Roma si interrompano i tagli indiscriminati e illegittimi a danno del patrimonio delle alberature storiche e vincolate della Capitale.
“Ogni giorno da diversi anni registriamo danni ambientali e paesaggistici, senza che nessuno corra immediatamente ai ripari -dichiara Francesca Marranghello dell’ Associazione C.U.R.A.A.-
Sospendere il taglio di quei pochi cipressi superstiti è giusto, ma non basta, occorre ripensare tutti gli interventi sul paesaggio storico in un’ottica di conservazione.
Mentre parliamo interi filari e intere porzioni di bosco capitolino vengono rasi al suolo, La propaganda “green” fa finta che sia tutto a posto. Siamo a disposizione dei professionisti dell’informazione affinché si faccia luce.”
“La Voce degli Alberi” su TalkCity.it era stata la prima a parlarne…:
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