Al Sistina fino a Pasqua… da vedere… da rivedere… insomma, imperdibile!

Averne viste 8 edizioni, sempre diverse (anche se conosco chi ne ha viste molte di più…) mi dà la possibilità ad oggi di poter recensire il Musical Jesus Christ Superstar quasi come un “esperto” della materia.

Intanto voglio sottolineare che questa Opera Rock, per quanto mi riguarda, non può prescindere dal mitico Ted Neeley. Quindi inizio col dire che il Gesù di Ted, quantomeno per rispetto, non si discute.

Ogni stagione che passa, se può costargli qualche “grammo” di voce, ci avvicina al momento in cui la rockstar statunitense deciderà di smettere; quindi assume un valore inestimabile.

Ci tengo a sottolineare, però, che il settantottenne Ted Neeley visto oggi sul palco del Sistina vale ancora pienamente il costo del biglietto; il “suo” Getsemany resterà unico e secondo me, quando deciderà di non interpretare più il ruolo, dovrebbero toglierlo dalla scaletta, così come si fa con la Maglia di un campione di calcio che si ritira.

Ben tornato a Feisal Bonciani, il miglior Giuda che io ricordi dopo il compianto Carl Anderson. Una ruolo difficile che il bravo soul-singer ormai interpreta con grande padronanza.

In questa edizione passa un pò sottotono Maria Maddalena. La bella voce della giovane ucraina Sofiia Chaika, in versione quasi lirica, purtroppo non è supportata da presenza scenica e interpretativa.

Che volete, io sono innamorato di Yvonne Ellimann e non riesco a dimenticare la sua apparizione di qualche anno fa al Sistina… unica… un grande regalo che ci fece Massimo Romeo Piparo in versione Producer.

Detto questo, mi permetto di criticare la scelta di stravolgere “Herods Song” fino a farla diventare un pezzo hip-hop. Il Piparo regista ha sempre dato una sua personale versione a questo siparietto, ma non si era mai spinto così oltre.

Puoi vestirlo come ti pare Erode, di lustrini, paillettes, e anche da Pinocchio, ma la musicalità originale, secondo me, non va sconsacrata.

Bravo e simpatico Frankye Hi-Nrg, lui da il meglio… ma forse fargli interpretare il brano in versione rap solo sui saluti finali, così come già fa, sarebbe stato il modo di regalare al pubblico entrambe le versioni.
Attenzione, la mia critica arriva dal più profondo del cuore; diciamo un atto d’amore verso la “sacralità” dell’Opera.

Per il resto bravissimi i ragazzi, alcuni anche giovanissimi, del gruppo di ballo. Ottimo e credibile il Pilato di Andrea Di Persio. Bravi Francesco Mastroianni (ormai rodatissimo) e Mattia Braghero nei ruoli di Caifa e Hannas. Ubriacante la carica di energia del Simone di Giorgio Adamo.

Due note che mi hanno colpito più del solito; l’ottima acustica che, più di altre volte, mi ha fatto godere il live strumentale, con un Maestro Friello in splendida forma a dirigere un gruppo di rara qualità.

E poi, ciliegina sulla torta, la versione di “Could we star again, please”, eseguito per l’occasione da una coppia di giovani cantanti liriche, la Maria Maddalena Ucraina ed una Russa, abbracciate ed unite a regalare vibrazioni uniche, commoventi.

Risultato finale? Già ho voglia di tornare a vederlo…

Corrado Orfini

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