Un Congresso come X-FACTOR… il PD cerca il suo futuro
Mentre in altri paesi europei chi perde le elezioni saluta e se ne va, in Italia vanno in onda le dimissioni in differita.
Come quelle del leader piddino Enrico Letta che rinvia il suo addio a dopo il congresso che eleggerà in primavera il suo successore.
Intanto però la lunga fase precongressuale rischia di diventare un logorante X Factor dei segretari, in cui i candidati alla dirigenza spuntano come funghi e rischiano di bruciarsi n fretta.
Ritenere che il governo Meloni avrà vita breve e che si debba mettere in piedi in fretta e furia una proposta per il Paese alternativa alla destra non è probabilmente la soluzione.
Dopo la mancata alleanza con Calenda è morta l’idea di una coalizione riformista che sin dall’epoca dell’Ulivo ha affascinato tanti elettori.
I tempi sono magri per il fronte progressista che dopo gli anni di tormentosa coabitazione con i Cinque stelle dovrà ora stare in panchina.
Non è una bella eredità quella che Letta, collezionatore di sconfitte, lascia al suo successore.
Anche se il risultato elettorale con il 19 percento dei voti non è catastrofico, il Pd ha fallito nel suo obiettivo di catalizzare i voti di chi voleva fermare l’avanzata dei Fratelli d’Italia e ora dovrà osservare dai banchi dell’opposizione come se la caverà la compagine governativa di Giorgia Meloni alle prese con un mare di problemi gravi.
L’auspicio è che il Pd garantisca un’opposizione costruttiva nell’interesse degli italiani oberati da una congiuntura difficile come non mai.
Micaela Taroni