No al dispenser, ma la sovranità linguistica non piace a tutti
Che in parole povere significa porre un bastione allo smodato uso di espressioni inglesi nel quotidiano e non. Infastidito dal debordante uso di anglicismi usati spesso a sproposito, il Fratello d’Italia Fabio Rampelli, vicepresidente della camera, invita i deputati a rinunciare a parole straniere quando esiste il corrispettivo italiano.
E su twitter lancia la campagna “Alla camera si parla italiano”, sollecitando i colleghi a bandire il termine dispenser per utilizzare l’italico igienizzante per le mani.
A chi aborre lo sciovinismo linguistico e lo considera manifestazione del provincialismo della nuova destra va detto che anche Mario Draghi, globalmente noto per il suo slogan “whatever it takes” (costi quel che costi), si era tempo fa interrotto leggendo un discorso infarcito di termini come smart working, lockdown e babysitting, chiedendosi come mai dobbiamo usare tutte queste parole inglesi.
Una riflessione molto apprezzata dall’Accademia della crusca, l’istituzione di riferimento per la lingua italiana che dal 1583 si batte per la sua difesa, tentando di arginare – senza troppo successo per la verità – l’uso dei forestierismi.