A Roma è in corso una silenziosa ma tenace guerra degli alberi. Una contrapposizione netta, ormai palese, tra una cittadinanza sempre più informata e determinata e l’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Gualtieri.
Le immagini andate in onda ieri nel servizio delle Iene hanno reso ancora più evidente la distanza: un primo cittadino in difficoltà nel rispondere alle domande sui tagli che hanno interessato la corona dei cipressi intorno al Mausoleo di Augusto.
Secondo i documenti esaminati da comitati e attivisti, le perizie originarie parlavano di 11 alberi da abbattere.
Settantotto sono invece i cipressi scomparsi: un divario enorme, che ha alimentato dubbi, richieste di chiarimento e un nuovo fronte di mobilitazione civile.
Quella che molti cittadini percepiscono come una vera e propria “guerra degli alberi” nasce anche dalla diffusione —
spesso ritenuta infondata o non adeguatamente provata — di allarmi generalizzati sulla presunta pericolosità delle alberature urbane.
Gli esperti ricordano da anni che l’unico strumento realmente affidabile per valutare la stabilità di un albero è costituito da indagini strumentali, in particolare le prove di trazione.
Eppure, a Roma, queste analisi vengono spesso omesse o usate in modo non sistematico, lasciando spazio a perizie visive che, secondo molti tecnici e associazioni, non possono giustificare interventi tanto drastici.
La reazione della città, tuttavia, sta cambiando. I romani osservano, si organizzano, studiano gli atti e, quando necessario, si espongono in prima persona.
E così i tre storici ciliegi di via Panama — donati dall’imperatore Hirohito e successivamente dal premier giapponese —
sono stati salvati in extremis grazie alla mobilitazione congiunta dei residenti e dell’Ambasciata del Giappone, che ha chiesto verifiche scientifiche prima di qualsiasi abbattimento.
Lo stesso è accaduto per il leccio di via Cecilio Stazio: la cittadinanza, constatata l’assenza di difetti strutturali, ha scelto di opporsi fisicamente al taglio, impedendo che l’albero venisse rimosso senza motivazioni sostenute da analisi trasparenti.
Intanto prosegue la sostituzione massiva degli alberi maturi con piccoli esemplari giovani.
Una scelta che, come ha ricordato l’agronomo Daniele Zanzi nel servizio delle Iene, non può compensare la perdita dei grandi alberi:
per equivalere ai benefici ecosistemici di un solo albero adulto ne servirebbero fino a 3.000. Un dato discusso nei principali convegni internazionali e richiamato anche da studi premiati a livello accademico.
Tra i fronti più caldi, uno merita un approfondimento dedicato: il doppio filare di pini di via Camilla Ravera, a Ottavia.
Dal 2023 i residenti hanno difeso quel viale scoprendo, attraverso le perizie, che la quasi totalità degli alberi risultava in buone condizioni. Solo pochi esemplari erano segnalati per criticità reali.
Dopo nuovi attacchi legati a lavori di cantiere, la pressione dei cittadini — e, va riconosciuto, l’intervento dell’assessora all’Ambiente, una delle poche voci istituzionali che mostra sensibilità verso il patrimonio arboreo —
ha ottenuto l’esecuzione delle attese prove di trazione. I risultati hanno confermato la necessità di abbattere 11 alberi, non un numero più alto.
Il viale, nonostante la strenua difesa, resta però sotto minaccia, di nuovo esposto a interventi che rischiano di comprometterne l’identità.
Roma vive un momento decisivo.
Da una parte un patrimonio arboreo che è parte integrante della storia, del paesaggio e della salute della città; dall’altra una gestione che molti cittadini considerano opaca, frettolosa e troppo incline a interventi radicali.
Questa rubrica continuerà a seguire ogni episodio di questa lunga battaglia, perché difendere gli alberi di Roma significa difendere Roma stessa.
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