Dopo il grande successo al Teatro Basilica di Roma, dove la scorsa settimana è andato in scena con la
regia di Pierpaolo Sepe, lo spettacolo “Freetime” torna a Viterbo giovedì 6 ottobre, ma questa volta il
testo firmato da Gian Maria Cervo e dai Fratelli Presnyakov sarà al centro di una performance che – con
l’intervento di Vincenzo Marsiglia e della sua Artificial Intelligence Art – presenterà i contenuti di un
nuovo allestimento in preparazione, sviluppato da un team creativo internazionale composto dal giovane
regista tedesco Nicola Bremer, dalla compositrice svedese Saga Björklund Jönsson, dalla scenografa
tedesca Steffi Rehberg e dagli artisti rumeni del Teatrul de Nord di Satu Mare.
Lo spettacolo parla di precariato intellettuale, migrazioni e sradicamento, con l’obiettivo di raccontare la violenza della società globale degli ultimi anni, dal crollo della Lehman Brothers all’avvento dell’intelligenza artificiale.
Considerato dalla critica una sorta di equivalente teatrale ante-litteram del film Don’t Look Up, il testo è
stato pubblicato sul mercato anglosassone da Routledge nell’antologia “Collaborative Playwriting”, che
BookAuthority ha giudicato “miglior libro di drammaturgia contemporanea 2020”.
Russi di madre iraniana, nati in Siberia i fratelli Oleg e Vladimir Presnyakov hanno studiato presso
l’università degli Urali intitolata a Gorkij, dove hanno fondato il teatro giovanile dell’ateneo e dove
attualmente insegnano rispettivamente letteratura e filosofia il primo e sociologia e scienze politiche il
secondo.
Gian Maria Cervo è stato messo in scena in alcuni dei più prestigiosi teatri europei come il Deutsches
Theater di Berlino, il Burgtheater di Vienna, il Teatro Argentina di Roma, il Residenz Theater di Monaco di
Baviera, il Centro Meyerhold di Mosca e la Deutsches Schauspielhaus in Hamburg, di cui è stato autore in
residenza per la stagione 2001-2002.
Nel 2013 è stato il primo drammaturgo italiano dopo Goldoni, Pirandello e Fo a essere messo in scena
alla Shanghai Theatre Academy, la più prestigiosa istituzione teatrale cinese.
Tra le sue opere Call Me God scritta con Marius von Mayenburg, Albert Ostermaier e Rafael Spregelburd.
Vincenzo Marsiglia studia arte all’Istituto d’Arte di Imperia poi all’Accademia di Belle Arti di Brera a
Milano, dove si diploma in Pittura. Inizia ad esporre negli anni Novanta con personali e collettive presso
gallerie private, musei e spazi pubblici in Italia e all’estero.
Le sue opere nascono da una stella a quattro punte che diventa il suo tratto distintivo, un vero e proprio “logo” dell’artista.
La composizione delle opere si presenta come un’azione ossessiva e genera diversi elementi in cui questo simbolo si unisce a stoffe, feltri, lustrini e ceramiche con variazioni di ritmi e forme. Si riferisce, per visioni e idee rigorose ed equilibrate, ai maestri dell’Astrazione e del Minimalismo.
Nell’ultima serie di opere l’artista utilizza gli strumenti tecnologici per coniugare le nuove soluzioni con i suoi caratteristici segni pittorici, propri di precedenti ricerche.
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