Ieri mattina l’Aula Pucci di Palazzo del Pincio ha avuto tutte le poltrone occupate da una nutrita rappresentanza degli studenti di Civitavecchia che hanno riempito l’aula consiliare per ascoltare la testimonianza di Tiberio Bentivoglio, imprenditore calabrese che da trent’anni vive sotto scorta per la sua battaglia intransigente contro il pizzo.
L’incontro è stato organizzato dalla “Rete di scuole Giovanni Falcone”, che si occupa di sensibilizzare i ragazzi sui valori dell’onesta, della giustizia e della legalità.
Bentivoglio ha calamitato l’attenzione degli studenti con la sua storia, cominciando da quando, insieme a sua moglie, aprì il negozio di sanitari nella sua città, Reggio Calabria.
«Eravamo molto contenti, perché la nostra attività stava riscuotendo successo. Tanto che decidemmo di allargarci, prendendo un locale molto grande: a quel punto venne un capo locale della ’ndrangheta a chiedermi il pizzo. Con mia moglie decidemmo di non cedere al sopruso e lo denunciammo ai carabinieri».
Da quel giorno, dopo molte udienze e condanne dei malviventi, il negozio venne devastato cinque volte e lo stesso Bentivoglio fu ferito gravemente a colpi d’arma da fuoco.
«Dopo il primo incendio, mia moglie passò due settimane a vendere la merce su un tavolo davanti ai locali bruciati, per dimostrare che eravamo ancora lì e non avremmo ceduto».
Da allora, sono trent’anni che Tiberio Bentivoglio vive sotto scorta, ma non ha mai smesso di gridare il suo no alle mafie, come dimostrano gli incontri con le scuole che si succedono incessantemente tutto l’anno.
All’incontro, insieme al sindaco Tedesco e all’assessore Francesco Serpa, hanno partecipato circa duecento studenti degli istituti “Marconi” con il dirigente Nicola Guzzone, “Calamatta” con la dirigente Giovannina Corvaia, “Galilei” con la dirigente Loredana Saetta e “Flavoni” con la dirigente Franceca De Luca.
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