Civitavecchia. “Quasi amici” il 2 e 3 marzo al Teatro Traiano

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2024-03-01 | 10:55h
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Massimo Ghini e Paolo Ruffini in

QUASI AMICI

dal film omonimo di Eric Toledano e Olivier Nakache

2 – 3 marzo

TEATRO TRAIANO – CIVITAVECCHIA

Al Teatro Traiano in scena il 2 e 3 marzo Quasi amici dal film omonimo che ha riscosso grande successo di
Eric Toledano e Olivier Nakache, con Massimo Ghini e Paolo Ruffini, adattamento e regia Alberto
Ferrari grazie alla storica collaborazione tra il Comune di Civitavecchia e ATCL – Circuito
multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio e al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia.

La storia racconta la nascita dell’amicizia tra due uomini molto diversi per carattere e per estrazione sociale, ma che troveranno insieme il modo di cambiare le proprie vite e di aiutarsi.

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Un uomo molto agiato, ricco, intelligente, affascinante; un uomo che vive di cultura e con la cultura vive, che si muove e conquista e soddisfa il proprio ego narcisistico con il cervello più che con il corpo.

Un uomo a cui il destino ha voluto, per contrappasso, relegare a solo cervello, facendolo precipitare con il parapendio e fratturandogli la quarta vertebra cervicale e riprendendosi il corpo.

Quel corpo, che era solo un bagaglio della mente, ora nell’assenza, diventa il fantasma di un’identità da inseguire e recuperare.

E un altro uomo che entra ed esce di galera, sin da ragazzino, svelto, con una sua intelligenza vivace e una
cultura fatta sulla strada e nei film di serie b, che ha visto. Un uomo che preferisce porre il suo corpo avanti a tutto e lasciare il cervello quieto nelle retrovie.

Un corpo che, da subito, ha cercato di farsi strada nelle periferie degradate, in cui un’incertezza diventa come in natura, essenziale per determinare il proprio posto nella catena alimentare. Un predatore che in realtà è una preda delle proprie debolezze.

«Per la regia mi sono immaginato un grande spazio aperto, un grande panorama illuminato come una
giornata estiva, una notte autunnale, un pomeriggio piovoso. E un piano inclinato che dirada verso il
proscenio e che racchiuda al suo interno tutti i luoghi della vicenda, che si aprono e diventano a volte studio, camera da letto, salotto, a volte ristorante eccetera.

Ma poi richiudendosi all’interno del praticabile ci restituiscono solo una pianura inclinata in cui far scivolare dolcemente la sedia a rotelle o faticosamente spingerla in salita.

Un non luogo esterno che potrebbe essere una spiaggia con il mare davanti, la platea, o un prato dove volano i parapendii e dove nel finale, per realismo magico, seguendo un aquilone che Driss fanvolare nel vento di un pomeriggio, Philippe finalmente acquisisce la sua leggerezza e si stacca dalla sua sedia a rotelle e vola come se fosse sul parapendio lasciando finalmente quella sedia che lo schiacciava
verso la gravità più pesante del mondo.

Philippe ha perso la gravità. Ha imparato la leggerezza e Driss, la leggera profondità che non lo fa volare e tiene Philippe ancorato a sé, come un riferimento importante.

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