Lunedì scorso, il nostro concittadino Francesco Maria Trotta ha vissuto un momento destinato a rimanere impresso nella memoria collettiva della nostra comunità.
Invitato dal Comitato Organizzatore delle operazioni per il viaggio della Fiamma Olimpica, guidato da un altro civitavecchiese, Damiano Lestingi, Trotta ha portato la Fiamma Olimpica per un tratto del suo percorso nel comune di Montefiascone.
Accompagnato dal padre Michele e sostenuto dall’entusiasmo dei tanti cittadini accorsi lungo il percorso, Francesco ha potuto vivere l’emozione unica di reggere tra le mani uno dei simboli più universali e riconoscibili dello sport e della fratellanza tra i popoli.
Il suo passaggio è stato salutato da applausi, sorrisi e un sincero orgoglio da parte di chi ha voluto assistere a questo momento storico.
L’impresa di Trotta si inserisce in una tradizione che, per la nostra città, ha radici profonde.
Dopo la figura leggendaria di Giancarlo Peris, ultimo tedoforo che accese il braciere olimpico alle Olimpiadi di Roma del 1960 e che sabato scorso, ancora nella Capitale,
ha avuto nuovamente l’onore di portare la lanterna proveniente da Atene con il fuoco olimpico, un altro civitavecchiese ha potuto rendere omaggio ai valori più puri dei Giochi.
Essere tedoforo non significa solo partecipare a un rito simbolico: è un gesto che incarna lo spirito olimpico nella sua forma più autentica.
Non la competizione fine a sé stessa, ma l’uomo nella sua interezza, con il suo senso di sacrificio, di rispetto verso gli altri, di inclusione e di solidarietà.
Con il suo contributo, Francesco Maria Trotta ha rappresentato non solo se stesso, ma un’intera comunità che crede nel valore dello sport come veicolo di crescita e unione.
Un motivo di orgoglio per Civitavecchia e un segno che lo spirito olimpico continua a brillare nelle nuove generazioni.
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