L’Avvocato Antonio Maria Carlevaro sul sistema giudiziario italiano

Si è tenuta ieri la conferenza alla conviviale del Rotary Club di Civitavecchia (Hotel San Giorgio) sul tema “criminalità e giustizia penale in Italia” e sul sistema giudiziario italiano, curata dall’Avvocato Antonio Maria Carlevaro.

In cosa consiste l’attività criminale? E come si dovrebbe comportare lo Stato quando si parla di “giustizia”?

Ce lo ha spiegato l’Avvocato Carlevaro, che proprio ieri ha tenuto una conferenza seguita e ben accolta su questioni che riguardano la nostra società e il nostro vivere comune.

“Non tutti gli imputati sono criminali- spiega l’Avvocato -, in quanto questo termine si riferisce solo a chi imposta la propria vita nel commettere reati”.

Quando si parla di “reato“, infatti, si fa riferimento ad ogni atto o comportamento che viola la legge penale: omicidio, violenza sessuale, traffico di esseri umani, femminicidio “dall’inizio del 2022 in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni”.

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Al di là di definizioni e specifiche, il punto della questione è uno: “il sistema giudiziario, in Italia, non funziona”.

E la “giustizia“? L’Avvocato spiega che “non solo i criminali propriamente detti possono imbattersi in problemi con la giustizia; in questi casi si usa il termine ‘pregiudicato‘.

Carlevaro pone l’accento soprattutto sulla durata estenuante dei processi: “le cause civile in media durano 7/8 anni. Il penale in particolare è ancora più pesante perché coinvolge la persona, che viene danneggiata psicologicamente”.

Oltre al danno anche la beffa: chi subisce un torto risulta costretto a processi infiniti, in cui spesso e volentieri vengono compromesse anche le testimonianze, in quanto “in vari processi i testimoni non si ricordano gli eventi perché passa troppo tempo“.

Inoltre il problema morale che si insinua in queste circostanze riguarda in primis “la persona offesa”, che viene danneggiata poiché “non ottiene le sue ragioni” o, se le vede, deve aspettare anni prima che giustizia sia fatta.

“Chi invece è innocente magari è costretto a sopportare anni di sofferenze, sospensioni dal lavoro, abbassamento dello stipendio, per poi venir assolto”: l’Avvocato pone l’attenzione anche su tutti coloro che si sono ritrovati nel vortice di udienze interminabili o che addirittura sono stati in galera da innocenti.

“In media circa il 40/45 % dei detenuti è in attesa di giudizio, quindi non stanno scontando una pena effettiva sulla base di una colpevolezza accertata”.

Ma come si può cercare di ovviare alla lentezza del sistema giudiziario italiano?

“Una delle mie soluzioni è quella che ho sentito anche dall’attuale Ministro: depenalizzare una serie di reati che non creano allarme sociale, così che il giudice abbia più tempo da dedicare alle cause impegnative” dichiara l’Avv. Antonio Maria Carlevaro.

“A differenza di quello che aveva detto il Ministro Bonafede, con lo stop alla prescrizione dopo il processo di primo grado (imputato a vita), io ridurrei la prescrizione -a seconda del tipo di reato-, per garantire la conclusione del processo in un tempo breve”.

Secondo quanto affermato da Carlevaro, infatti, “è lo Stato che deve porre le condizioni per processarmi in tempi brevi: se non ci riesce, mi deve rimandare a casa”.

Poi c’è il problema delle querele.

“Secondo me sarebbe più utile se alcuni reati, invece che procedere su ufficio, se si tratta di querele – anche qui dipende ovviamente dal tipo di querela- si risolvano nel momento in cui le trovano una soluzione tra di loro, senza bisogno di andare a processo, oppure rimettano la querela cosicché il processo finisca lì”.

Sarà solo “la prima puntata” di una serie di conferenze su questi temi? Speriamo, perché queste sono tematiche che riguardano tutti noi, ed è importante conoscere i diritti e i doveri che abbiamo in quanto cittadini di fronte ad un’entità apparentemente eterea e talvolta irraggiungibile come la “Giustizia”.

N. C.

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