Gestione poco chiara del progetto, forse l’Amministrazione Piendibene deve delle spiegazioni

Il “caso” della tendopoli al Mercato, oltre alle critiche del caso, ha riacceso i riflettori sui lavori al mercato che rischiano, come altri progetti partoriti dalla Giunta Piendibene,
di accendere discussioni in Consiglio Comunale con l’opposizione pronta a stigmatizzare, fino ad arrivare alle denunce agli organi competenti, laddove si ravvisi una mala-gestione della cosa pubblica.
Già pronte interrogazioni sulla scelta di quelle tende, risultate assolutamente inadatte, e sul loro costo.

Tornando al Mercato Storico, nello specifico, il Sindaco dovrebbe rispondere anche ad accuse di un doppio spreco di denaro pubblico e di una scelta amministrativa che solleva pesanti interrogativi sulla trasparenza e sull’efficienza dell’azione di governo.
È questo il cuore della controversia che avvolge i lavori di risistemazione del mercato storico di Civitavecchia, dove l’amministrazione Piendibene ha deciso di procedere con un progetto che prevede l’abbattimento integrale degli alberi,
ignorando volutamente una perizia tecnica alternativa – già pagata dal Comune – che avrebbe permesso di salvarne almeno due.

La vicenda ha dell’incredibile. Per accelerare i tempi, il Comune ha ripescato un vecchio bando della passata amministrazione, basato su un progetto già autorizzato dalla Soprintendenza che prevede il taglio di tutti gli alberi.
Nel frattempo, però, l’ente aveva commissionato e pagato una nuova perizia tecnica all’Università della Tuscia, la quale propone un intervento migliorativo che, a parità di obiettivi, salverebbe due alberi.
Una soluzione tecnicamente più avanzata e ambientalmente più sostenibile, finora lasciata nel cassetto da un’amministrazione che si autodefinisce ambientalista.

Alla domanda “È legittimo ignorare la seconda perizia?”, la risposta tecnica è un “sì, ma…” carico di riserve.
Formalmente, il Comune non ha l’obbligo giuridico di modificare il progetto se la nuova perizia non è stata recepita da un atto formale.

Tuttavia, questa scelta puramente formale si scontra con almeno tre profili critici di grande rilevanza:
- Spreco di risorse pubbliche: Se la seconda perizia è stata commissionata e pagata con soldi dei contribuenti, ignorarla totalmente configura un potenziale danno erariale. A cosa è servito spendere soldi pubblici per un parere tecnico che viene poi completamente disatteso?
- Opacità decisionale: Il dirigente responsabile sarà ora chiamato a motivare pubblicamente perché ha scartato un contributo tecnico-scientifico che avrebbe garantito un minore impatto ambientale. L’obbligo di buon andamento e imparzialità (Art. 97 Cost.) impone di valutare tutti gli elementi a disposizione, non solo quelli più comodi.
- Mancata tutela del patrimonio arboreo: In un’epoca di sensibilità ambientale crescente, la scelta di un progetto che impatta maggiormente sul verde urbano appare anacronistica e controproducente, esponendo l’Amministrazione a critiche feroci e a possibili ricorsi.

L’Amministrazione Piendibene, con questa scelta, si assume una pesante responsabilità politica e tecnica.
Perché commissionare una perizia se poi la si ignora?
Perché preferire una soluzione con un impatto ambientale maggiore quando esiste un’alternativa praticabile e già pagata?
La fretta di “accelerare i tempi” giustifica lo spreco e il minore rispetto per il patrimonio arboreo cittadino?

Il progetto può forse andare avanti sul piano legale, ma sul piano della correttezza amministrativa, della trasparenza e della lungimiranza ambientale, l’operato del Comune di Civitavecchia sembra segnare un pericoloso passo indietro.
I cittadini, che di quei soldi pubblici sono i veri proprietari, meritano più di una giustificazione formale.
Meritano una scelta intelligente, che non sacrifichi l’ambiente e il buon senso sull’altare della mera celerità.
TalkCity.it Civitavecchia
