Dal 21 novembre 2023 gli operatori dovranno mettere gratuitamente a disposizione sistemi di controllo tramite cui i genitori possano filtrare i contenuti non adatti ai minori

Come si legge su un articolo di Orizzontescuola.it, l’AgCom ha identificato otto categorie di siti considerati nocivi per i minori; sono state scoperte, infatti, mancanze da parte di alcune compagnie di telefonia nell’offrire servizi adeguati di controllo parentale, o di farlo a pagamento, violando le norme stabilite nel 2020 sul “parental control“.

Il blocco sarà attivato automaticamente, semplificando così la gestione del controllo parentale, anche vista l’alta percentuale di diffusione di dispositivi mobili tra i bambini dai 6 ai 10 anni (quasi il 60%).

A prescindere dal discorso educativo, che in un contesto di avanzamento tecnologico come quello odierno dipende, perlopiù, da scelte personali dei genitori – come, ad esempio, il fatto di regalare o meno uno smartphone per Natale ai propri figli under 12 -, la domanda da porsi è: qual è il limite entro cui si può spingere la politica per controllare il traffico digitale?

Se è vero, infatti, che Internet è un magico universo libero e illimitato, è altrettanto vero che ci sono dei diritti umani da far valere e che, spesso, tale libertà assoluta può mettere a rischio.

Un esempio è il diritto dei minori alla salvaguardia del benessere: un accesso quasi privo di restrizioni e di controlli a Internet, con il rischio per il bambino di imbattersi in immagini o video inadatti, non è automaticamente una manchevolezza nella salvaguardia del “benessere”, mentale e psicologico, del minore?

Sarebbe il caso di interrogarsi, infatti, su quanto episodi di bullismo, razzismo e violenza tra i gruppi di minori siano il frutto, talora, dell’accesso illimitato che hanno a Internet.

I più continuano a considerare quasi un mondo altro quello che si nasconde dietro gli smartphone, solo perché veicolato da un mezzo che sembra racchiudere al suo interno bellezze e pericolosità, lasciandole esattamente lì dentro, al sicuro, una volta messo il “blocco schermo” e abbandonato il cellulare sul tavolo.

Non è ancora del tutto diffusa l’idea che quanto visto, letto, ascoltato tramite l’uso di queste apparecchiature – che si tratti di PC, tablet o smartphone – abbia un imprescindibile impatto sulla vita di ognuno.

Questo specialmente se si incorre in materiale appartenente al cosiddetto “dark web”, a causa di una navigazione incontrollata o inconsapevole, come spesso può accadere ad un minore.

Non si vuole demonizzare la tecnologia; al contrario, si ritiene qui necessario sottolineare l’inevitabile grande influenza che oggigiorno lo sviluppo informatico detiene nella vita di chiunque, soprattutto nelle nuove generazioni, che si ritrovano a maneggiare strumenti tecnici sin dalla tenera età al pari dei giocattoli.

Se questo utilizzo, però, finisce per diventare un “abuso” incontrollato e mal gestito, le conseguenze per il minore possono essere devastanti.

È tuttavia necessario fare un’ulteriore precisazione: il governo non può abusare del proprio potere per limitare “l’uso della tecnologia”, in senso generale. Attualmente il diritto informatico ancora sta lavorando per definire certe tesi, tuttavia l’accesso a queste risorse nasce come libero e illimitato, e tale dovrebbe rimanere.

Parlando di minori, dunque, sarebbe necessario che l’interesse in un’educazione informatica parta anche dentro casa e s’inserisca nelle scuole, con un’attenzione in più da parte di genitori e insegnanti, ormai bravissimi anche a fare i “balletti” su Tik Tok, ad insegnare ai propri figli a “navigare consapevolmente”.

Nicole Ceccucci

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