Un Comunicato firmato dai Consiglieri Stampella, Brancaleoni, Scocco, Scarin, Ceccarelli e Cammilletti: “Basta ricatto occupazionale a scapito della salute”

<<In attesa di un comunicato unanime da parte di tutta la maggioranza che per vari motivi potrebbe richiedere tempi più lunghi, i delegati e consiglieri comunali Stampella, Brancaleoni, Scocco, Scarin, Ceccarelli e Cammilletti prendono posizione in merito alle ultime notizie sulla centrale a carbone.

La riconversione a carbone della centrale ENEL di Civitavecchia ha rappresentato, per il nostro comprensorio, uno dei momenti di maggiore tensione politica e sociale degli ultimi trent’anni.

Su quel tema si sono spaccati partiti, hanno vacillato amministrazioni, si sono tenute occupazioni di strade, ferrovie, luoghi istituzionali, si è sfasciata la coesione sociale, principalmente in virtù del ricatto salute VS lavoro.

Come siano poi andate le cose è storia: la riconversione fu effettuata e per anni i residenti del civitavecchiese hanno dovuto subire gli effetti nocivi dell’emissione di CO2 da parte della centrale,

in un territorio già pesantemente gravato da altre servitù inquinanti (ex Italcementi, Centro Chimico di S. Lucia, porto, ex base NATO di Allumiere, ecc…).

Quindi per chi vive in questo territorio la parola “centrale a carbone” rappresenta pesantezza, delusione, malattia, sconfitta, e soprattutto una condanna che sembra non avere mai fine.

Nemmeno con la moratoria europea che prevede la fine della combustione di carbone nell’anno in corso.
Ci saremmo aspettati una pianificazione strategica sull’onda della green economy,

investimenti sul territorio mirati proprio a cancellare l’onta di un mostro di inquinamento che ha devastato la salute delle persone,

processi condivisi con gli abitanti e le istituzioni dei vari comuni del territorio che hanno dovuto digerire a fatica, in questi anni, la presenza della centrale a carbone.

E invece oggi ci sentiamo dire che la centrale potrebbe rimanere “potenzialmente funzionante” fino al

2038. Prendiamo atto, quindi, che in un periodo storico molto delicato l’Italia, per impreparazione e per

scelte geopolitiche scellerate,

al fine di evitare un crollo energetico è costretta ad aggrapparsi a vecchie tecnologie, a fonti inquinanti

conclamate, chiedendo nuovamente ai territori meno densamente popolati (come il nostro) di pagarne il

prezzo in termini di salute.

Dicemmo no allora e diremo no anche adesso. Respingiamo fermamente l’idea che la politica romana

possa piombare sulle periferie scavalcando le istituzioni democratiche.

Chiediamo un immediato confronto con i ministeri di competenza e con i rappresentanti politici del territorio che in Parlamento sostengono la proposta di mantenere la centrale “in stand by” fino al 2038.

Pretendiamo che il futuro del territorio sia deciso dal territorio, in difesa del quale ci siamo stati in passato e ci saremo sempre.>>

Stampella, Brancaleoni, Scocco, Scarin, Ceccarelli e Cammilletti. Comune di Allumiere

Riceviamo e pubblichiamo

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