Transizione energetica e inclusione al centro del convegno Unem–GSE–Comune di Roma. Dalla Capitale al litorale, il piano per una mobilità più pulita e una rete carburanti più efficiente

ROMA 14 ottobre 2025. Alla Casa delle Tecnologie Emergenti, Unem, GSE e Comune di Roma hanno acceso un confronto decisivo sul futuro della rete carburanti italiana. Un dibattito che non riguarda solo pompe e serbatoi, ma il modello stesso di città verso cui Roma vuole andare.
Il convegno, dal titolo “Per una rete carburanti decarbonizzata. Opportunità e sfide per un piano carburanti moderno, efficiente e inclusivo”, ha messo in evidenza la necessità di una profonda revisione del sistema. La rete attuale, ha spiegato Unem, è dispersiva, frammentata, poco sostenibile.
Nella sola area interna al Grande Raccordo Anulare si contano 432 impianti in 144 chilometri quadrati, più del doppio rispetto a Milano. Ma solo il 30% di questi ha spazi adeguati per servizi integrativi come colonnine elettriche o rifornimento di biocarburanti e idrogeno.

Il confronto con la città lombarda è impietoso: meno impianti, ma meglio distribuiti, e più pronti alla transizione. Roma, invece, paga decenni di scelte stratificate, dove le aree di servizio sono nate seguendo la logica del consumo e non quella della pianificazione urbana.
Da qui l’obiettivo comune: un nuovo Piano Carburanti capace di razionalizzare la rete, eliminare le ridondanze e trasformare i distributori in spazi multifunzionali. Piccoli poli di servizi, non più solo punti di passaggio ma luoghi dove l’energia — in tutte le sue forme — si intreccia con la vita quotidiana.
“Serve una visione condivisa tra innovazione, sviluppo e coesione sociale,” ha dichiarato Monica Lucarelli, assessora alle Attività produttive del Comune di Roma.
Eugenio Patané, assessore alla Mobilità, ha invece sottolineato l’urgenza di: “Un piano carburanti che integri elettrico, idrogeno e biocarburanti, ampliando l’offerta di infrastrutture per la ricarica e la distribuzione dei nuovi vettori energetici.”
Il convegno ha visto anche la partecipazione di realtà come Enilive-Enjoy e Motus-E, oltre a organizzazioni sociali e civiche come Archigia, Urbis Omnia e FAIP Onlus, impegnate sui temi dell’inclusione e dell’accessibilità. Proprio Unem ha rilanciato il progetto “Self per tutti”, che punta a garantire autonomia alle persone con disabilità anche nelle stazioni di servizio.
L’incontro non è stato solo un esercizio tecnico, ma un passo concreto verso una visione più ampia: una Roma più sostenibile, più giusta e più connessa. E il discorso non si ferma al perimetro del Raccordo.
Il futuro della mobilità romana passa anche per il litorale, da Civitavecchia, Fiumicino a Ostia, fino a Pomezia. Qui la dipendenza dai carburanti tradizionali è ancora forte, e la carenza di infrastrutture pesa ogni giorno su pendolari e lavoratori.

Modernizzare la rete significa anche offrire nuove opportunità economiche e ambientali a questi territori: stazioni di rifornimento pulite, collegate ai porti e agli aeroporti, capaci di ridurre emissioni e disagi.
La transizione energetica non deve fermarsi alla città storica o al suo anello metropolitano, ma deve abbracciare anche il litorale — che non è un confine, bensì una prosecuzione naturale del tessuto urbano e della sua economia.
Roma è una città che vive anche del suo mare. La transizione energetica non può fermarsi al centro, ma deve estendersi al litorale, parte integrante della sua economia e identità.
Il convegno Unem–GSE–Comune di Roma segna l’inizio di un percorso concreto: il cambiamento passa dalle infrastrutture e dai comportamenti quotidiani. Roma può diventare un laboratorio di sostenibilità, e il suo litorale il luogo dove questa trasformazione prende forma. È lì, tra la città e il mare, che il futuro inizia davvero.
Dino Tropea Talk City Fiumicino
