Cosa succede quando la magia delle commedie di Armando Curcio incontra il talento di una compagnia di attori di grande talento? Che il successo è assicurato. “A che servono questi quattrini” ha sempre riscosso un riscontro positivo nelle sue rappresentazioni. Non da meno è quella portata in scena al Teatro Sala Umberto di Roma, con la regia di Andrea Renzi, produzione La Pirandelliana.
Messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla compagnia dei De Filippo e diventata poi anche un film nel 1942, A che servono questi quattrini è una commedia dal sapore agrodolce condita di spunti di riflessione sull’essenza della vita e del denaro, con una dose massiccia d’ironia e un’interpretazione coinvolgente.
L’accoglienza e il calore del Sala Umberto portano lo spettatore a capofitto nell’avventura paradossale ordita dal Marchese Parascandolo, il Professore, interpretato da un eccezionale Nello Mascia. Tra teorie filosofiche e un abbigliamento da vero nobiluomo, il Professore ha un solo obiettivo: dimostrare l’inutilità del denaro.
Come? Mostrando che anche chi non possiede effettivamente nulla può apparire ricco agli occhi degli altri. Vincenzino (Valerio Santoro), che vive con la zia Carmela -interpretata con sapiente ironia da Salvatore Caruso-, è un ragazzo con la testa fra le nuvole, che segue senza esitare le direttive del Marchese, anche quando questo si traduce mancanza di lavoro, di soldi e di sostentamento.
Da quel momento in poi tutte le bizzarre teorie, le storielle mitologiche e i racconti moralistici acquisiscono significato. Quelle che fino a quel momento, agli occhi del pubblico, sembrano parole al vento (“Ma dai, come si fa a dire che i soldi siano inutili?”) trovano un riscontro effettivo, una riflessione che rimane anche quando il gioco teatrale finisce.
Ed è proprio questo meccanismo di abbattimento della quarta parete, dell’avvicinamento conclusivo tra attori e spettatori alla fine della commedia, che rende tutto più vero, più sentito.
Domande cui ognuno ha la propria, personale risposta.
La cosa certa è che, dopo aver assistito alla sapiente messa in scena di A che servono questi quattrini, ci si rende conto che “da un fatto apparentemente tragico, può nascere sempre qualcosa di buono”. E viceversa.
Nello Mascia, Valerio Santoro, Salvatore Caruso, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca, Ivano Schiavi hanno dato vita ad uno spettacolo movimentato, festoso e coinvolgente, la cui morale alla fine non lascia scampo allo spettatore.
Con uno spazio scenico mai vuoto, neanche nei cambi contraddistinti da un effetto luci e una musica dirompenti, con le movenze buffe e strampalate degli attori che ora corrono sul palco, ora si siedono, ora sbucano dall’alto, A che servono questi quattrini è una commedia capace di tenere il pubblico sul filo del rasoio.
Come andrà a finire l’intricata vicenda gestita dal Marchese Parascandolo? Questo lo scoprirete andando a teatro.
Nicole Ceccucci