“Ho fatto mia, con una mozione che mi auguro di poter presentare quanto prima in Consiglio, la richiesta lanciata dall’Associazione Luca Coscioni affinché i servizi sanitari regionali non siano impreparati davanti alle domande di chiunque voglia seguire le procedure indicate dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 242/2019, che consente il diritto di accedere alla morte medicalmente assistita, tramite la pratica del ‘suicidio assistito’.
Possiamo evitare di rimanere impreparati lasciando imbrigliati in percorsi burocratici quei cittadini che hanno diritto ad un fine vita dignitoso e che decidono di porre un termine a sofferenze non più sopportabili.
Un consenso alla sospensione che può essere fornito anche attraverso disposizioni redatte prima di una eventuale incapacità. Infine, nel mese di novembre del 2021, il Ministero della Salute è intervenuto con precise informazioni nei confronti delle Regioni, anche con la conferma dei compiti dei Comitati Etici previsti per legge, per dare attuazione a quanto indicato dalla Corte Costituzionale, offrendo alle persone che sono affette da patologie irreversibili e che provocano sofferenze intollerabili, di accedere al suicidio medicalmente assistito così come indicato dalla sentenza”
“Non stiamo inoltre parlando di qualcosa che rimane avulso dalla volontà dei cittadini italiani, più di un milione sono state le firme per richiedere un referendum che consentisse di accelerare la possibilità di procedere con l’eutanasia legale nel nostro Paese, in attesa di una tanto agognata legge sul fine vita che sarebbe un atto, a mio parere, dovuto e di estrema civiltà.
La Regione Lazio ha l’opportunità di essere tra le prime regioni a districare i grovigli burocratici predisponendo quelle procedure necessarie, per altro già indicate, che avrebbero un impatto importante sulla dignità dei suoi cittadini qualora si volesse porre fine a sofferenze non più sopportabili.