“La gestione dei rifiuti nella Regione Lazio ha dimostrato in questi anni tutti i suoi limiti.
Limiti legati alla complessità del problema – basti pensare all’enormità della situazione legata a Roma – ma anche e soprattutto alla assenza di una reale progettazione.
L’approvazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti ha rappresentato un passo in avanti in tal senso. Passo, però, che rischia di annullarsi se non si mettono a fattore comune una serie di azioni assolutamente propedeutiche all’attuazione del medesimo.
Vantando il Lazio e Roma in particolare la leadership nazionale per turismo di rifiuti, misurato in tir che ogni giorno abbandonano la Città e la Regione per andare a smaltire i rifiuti stessi in altre Regioni quando non addirittura all’estero. Disorganizzazione e assenza di progettualità che si traducono, inevitabilmente, in tasse altissime sulle spalle dei cittadini.
Con la stessa convinzione, tuttavia, riteniamo che la suddivisione in ambiti, così come prevista dal Piano, non sia tale da garantire un’ottimale gestione dei rifiuti stessi. L’Unione Europea ci insegna infatti che gli Ambiti, per essere davvero distretti ottimali, devono essere il più possibile omogenei da un punto di vista urbanistico e sociale.
Non devono, quindi, essere così grandi da trasformare la dimensione in un problema; o, peggio, in uno strumento per individuare impianti enormi, non integrati su un territorio le cui disomogeneità possano diventare il vero ostacolo di attuazione del progetto.