Christian, un padre sospeso tra legge e affetto. La sua vicenda in diretta con l’avvocata Pamela Mariotti a Talk City

Il 18 settembre scorso aOgni giorno è una storia abbiamo portato all’attenzione la vicenda di Christian, un padre che da anni combatte per non essere escluso dalla vita del figlio.

Una battaglia che non si consuma solo nelle aule dei tribunali, ma soprattutto nel cuore di un uomo che chiede il diritto più naturale e insieme più difficile: esserci.

Il suo racconto inizia nel 2019, quando al figlio viene assegnato un tutore dopo l’intervento dei servizi sociali.

«Da quel momento – spiega Christian – è iniziata una strada fatta di continui ostacoli, tra conflitti con la madre e cambiamenti forzati di luogo per poter vedere mio figlio, persino dopo episodi di aggressione».

Il decreto del 6 febbraio 2025 ha rappresentato una svolta amara: dalle frequentazioni paritarie si è passati a un solo incontro settimanale, sorvegliato da un educatore.

«È come se l’affetto fosse diventato un appuntamento vigilato, con testimoni che osservano ogni gesto. Non è naturale, non è ciò che serve a un bambino» dice Christian, con amarezza.

La trafila burocratica e i silenzi pesano come macigni. «Ho atteso cinquanta giorni senza vedere mio figlio, solo a causa di ritardi nelle procedure. Intanto lui, influenzato dal contesto, mi ha detto che preferiva stare con la madre per motivi che non hanno fondamento. Come si può accettare che un bambino debba scegliere?».

Accanto al conduttore c’è l’avvocata Pamela Mariotti, che sottolinea il nodo delle consulenze tecniche:

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«Le CTU dovrebbero essere la bussola del giudice, strumenti di chiarezza. Invece spesso diventano terreni di conflitto, e questo produce danni enormi. Non si tratta solo di tempi lunghi o costi, ma del rischio di logorare ulteriormente i rapporti familiari.»

Avvocata Pamela Mariotti

Mariotti ricorda che proteggere un minore non significa spezzare un legame: «Un figlio ha bisogno della madre e del padre. Le istituzioni devono garantire equilibrio, non trasformare uno dei due genitori in comparsa. Serve più mediazione, più capacità di ricostruire la fiducia».

Christian racconta anche la sua esperienza con l’Associazione Padri di Movimento e con centri antiviolenza, dove ha cercato sostegno per la violenza psicologica subita:

«La verità è che non ci sentiamo tutelati. Molti padri rinunciano perché non hanno forza né strumenti per combattere, e così finiscono per sparire dalla vita dei figli. Io non voglio arrendermi».

Il tema dell’alienazione parentale emerge con forza: quando i conflitti trasformano i figli in strumenti di scontro, il danno diventa irreparabile.

«Un bambino non dovrebbe mai essere chiamato a scegliere tra i genitori» osserva Mariotti. «È una sconfitta per la giustizia e per la società. Ogni scelta forzata lascia ferite che durano tutta la vita».

La puntata non si è limitata a elencare norme e provvedimenti, ma ha cercato di restituire la dimensione umana dietro le carte.

Perché se i tribunali parlano di collaborare, rispettare scadenze, seguire procedure, nella realtà le emozioni sono ben più complesse.

Ci sono padri che attendono, figli che si sentono divisi, madri che difendono la loro posizione, e dietro tutto questo un sistema che fatica a trovare risposte.

«La giustizia deve smettere di essere un lusso per chi può permettersi battaglie decennali» conclude Christian, lasciando un monito che vale per tutti. La sua storia ci ricorda che i bambini non possono diventare terreno di scontro, ma restare al centro di una cura condivisa, anche quando l’amore tra gli adulti è finito.

Il 25 settembre alla stessa ora continueremo su questa strada, avremo ospite il Dott.re Franco Spedale rappresentante dell‘associazione Padri in Movimento. Successivamente il 2 ottobre ospiteremo l’avvocata Gelsomina. Questo ciclo vuole sottolineare come il diritto di famiglia possa diventare non solo una difesa legale, ma uno strumento di ricomposizione, di mediazione e di speranza.

Dino Tropea. TalkCity.it Redazione

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