In diretta a TalkCity WebRadio, Franco Spedale denuncia il tempo negato: dieci anni compressi in cinque ore settimanali, un’infanzia a metà

Dopo la puntata che aveva visto protagonista Christian, un padre sospeso tra tribunali e affetto, Ogni giorno è una storia è tornato ad accendere i microfoni su un tema che continua a dividere e ferire: quello dei padri separati.

Nell’appuntamento del 25 settembre su Talk City Web Radio, la voce protagonista è stata quella del dottor Franco Spedale, medico chirurgo oculista di Desenzano del Garda, impegnato anche nell’associazione Padri in Movimento.

La puntata si è aperta riallacciandosi al racconto precedente, sottolineando come il caso di Christian non sia un’eccezione, ma lo specchio di una realtà che riguarda migliaia di uomini in Italia.

Uomini che non chiedono privilegi né contrapposizione con le madri, ma il diritto a vivere la genitorialità in modo pieno, paritario, reale.

Spedale ha concordato con noi in merito all’assurdità di una paternità compressa: quando la questione arriva a una soluzione giuridica, spesso il bambino è ormai diventato un giovane adulto.

“Un bambino che da due anni a dieci anni vede il padre cinque ore a settimana arriva all’adolescenza con un rapporto mutilato, con un’infanzia spezzata. Non è protezione, è privazione.”

Una battaglia lunga anni che logora padre, madre e figlio, lasciando cicatrici invisibili.

“Il ragazzo, ormai uomo, porterà con sé un vero e proprio disturbo post-traumatico che lo accompagnerà nella vita adulta, come persona, come futuro genitore e professionista.”

Un danno che non resta confinato alla famiglia, ma diventa un problema sociale: “La fragilità che nasce tra le mura di casa, nelle aule di tribunale e negli uffici dei servizi sociali intrappolati nella burocrazia, finisce per ricadere sull’intera comunità.”

Le sue parole hanno riportato al centro il concetto di tempo paritario come garanzia per i figli.

“Il padre non può e non deve essere relegato a semplice sostegno economico: il suo ruolo educativo e affettivo è insostituibile.”

Durante la puntata, Spedale ha ribadito che i padri separati non chiedono privilegi, ma diritti concreti. Tra questi, il diritto alla doppia residenza dei minori:

“Un figlio deve poter avere due case, due radici, due punti di riferimento. Questo non significa dividere, ma moltiplicare le possibilità di crescita equilibrata.”

Altro tema centrale è la defiscalizzazione del mantenimento.

“Gli avvocati sanno che l’assegno destinato alle ex mogli è detassato, mentre quello per i figli no. Così assistiamo a un gioco al ribasso e al rialzo: si abbassa il mantenimento per la ex coniuge, si alza quello per i figli, con il risultato che il padre non può usufruire di alcuna boccata d’ossigeno fiscale.

È un sistema che non premia la responsabilità, ma la penalizza.”

C’è poi il nodo della casa coniugale. Spesso il padre è obbligato ad abbandonarla, pur continuando a pagarne il mutuo intero o una quota rilevante, mentre deve sostenere anche le spese per una nuova abitazione.

“Si tratta – ha ribadito Spedale – di un aggravio ingiusto che colpisce non solo il padre, ma indirettamente anche i figli, costretti a vivere in contesti precari o improvvisati quando il minore sta con il padre.”

In questo quadro voglio in questa sede inserire anche la mia esperienza personale, che si intreccia con le tante storie raccontate in trasmissione.

Recentemente ho chiesto all’INPS di poter usufruire del mutuo agevolato, allegando la sentenza del giudice e il mio ordine di trasferimento da militare, dalla Sicilia al Lazio.

La risposta è al momento negativa: avendo altre proprietà, non rientro nei criteri previsti. In pratica, per l’amministrazione posso affittare a prezzo di mercato o accendere un mutuo privato, ma la mia condizione di padre separato e servitore dello Stato non mi permette di accedere a questo sostegno.

Un altro passaggio intenso della puntata è stato quello del cosiddetto “paradosso educativo”. Tanti figli, crescendo con il padre a tempo ridotto, finiscono per percepirlo come “severo”, perché in quelle poche ore il genitore cerca di concentrare regole e responsabilità.

“Un padre a ore — ha spiegato Spedale — rischia di diventare solo un controllore, mentre la madre resta la figura costante. Così non si costruisce equilibrio, ma distanza. O sei un padre o non lo sei.”

Lo Stato, ha ricordato ed io non ho potuto che dargli ragione, sa tutto di noi: dove lavoriamo, quanto guadagniamo, che mutui paghiamo, perfino dove ci spostiamo:

“Chi amministra la giustizia non può ignorare le conseguenze che certe decisioni hanno sulla vita dei padri separati e dei loro figli.”

E la chiusura è stata chiara:

“La madre non deve essere vista come un ostacolo, né come un nemico da combattere. È parte essenziale di un cammino che deve essere condiviso. Madre e padre non sono poli opposti, ma presenze complementari, indispensabili per la crescita equilibrata di un bambino.”

Il messaggio finale che rimane da questa puntata è semplice e potente: non servono battaglie tra generi, servono scelte giuste. Perché il futuro dei nostri figli non si costruisce con le esclusioni, ma con la complementarietà con la bigenitorialità.

“La donna è una delle più belle invenzioni e devono esere amate e rispettate”. Perché non c’è ferita più grande che crescere figli orfani di genitori vivi.

Perché non c’è ferita più grande che crescere figli orfani di genitori vivi.

Dino Tropea. TalkCity.it Redazione

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