Ogni giorno è una storia. Minori al centro: separazioni e il dovere degli avvocati

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In diretta su TalkCity WebRadio: separazioni rapide, negoziazione e mediazione per tutelare i figli, con l’obbligo deontologico del 62-bis

Separazioni e divorzi oggi sembrano correre più veloci dei tempi emotivi delle persone. La legge accelera i procedimenti, gli avvocati accompagnano i clienti con iter sempre più snelli, e un giudice sigilla con un decreto la fine di una storia.

Ma dentro quei faldoni, tra scartoffie e verbali, c’è una realtà che non può essere ridotta a una formula giuridica: ci sono i bambini.

Ed è proprio da loro che bisogna partire, perché la giustizia, se non tutela i più piccoli, rischia di essere solo un esercizio formale.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Gelsomina Esempio, avvocato del foro di Napoli, esperta in diritto di famiglia, delle persone e dei minorenni.

Avvocato Gelsomina Esempio

L’avvocato ai nostri microfoni ha raccontato come strumenti come la negoziazione assistita e la mediazione familiare possano diventare, se usati bene, veri strumenti di protezione e accompagnamento, capaci di ridurre i conflitti e rimettere i figli al centro.

Oggi una separazione si conclude spesso in tempi rapidi, a volte nell’arco di pochi mesi. Ma se le carte camminano veloci, le emozioni restano indietro.

I figli vivono con smarrimento, paure e ansia cambiamenti che non hanno scelto.

Non basta la rapidità della giustizia a cancellare le ferite: servono percorsi di dialogo che sostengano la riorganizzazione della vita familiare senza trasformare il distacco in uno scontro permanente.

La negoziazione assistita è uno di questi strumenti. Permette ai genitori, con l’aiuto dei rispettivi avvocati, di trovare accordi fuori dal tribunale.

Non è una scappatoia, ma una strada che alleggerisce i tempi, riduce i costi e soprattutto evita che i figli assistano a lunghe battaglie legali.

Il minore non deve diventare spettatore di un conflitto armato, ma restare figlio, con il diritto a crescere senza essere conteso come un trofeo.

Accanto alla negoziazione, la mediazione familiare offre uno spazio di ascolto guidato.

Non si tratta solo di decidere chi paga cosa o come si dividono i tempi, ma di creare una nuova forma di convivenza genitoriale.

Perché marito e moglie possono diventare “ex”, ma madre e padre restano per sempre.

La mediazione mette al centro il dialogo, aiuta i genitori a riaprirsi all’ascolto reciproco, e regala ai figli una cornice meno traumatica in cui continuare a sentirsi amati.

Da qui emerge il principio cardine: la bigenitorialità. Non è un favore da concedere, ma un diritto del minore.

Significa che ogni bambino ha diritto a crescere con entrambi i genitori, in modo equilibrato, senza forzature e senza esclusioni.

Non sempre è semplice realizzarlo, perché entrano in gioco paure, conflitti, rifiuti. Eppure resta un pilastro: i figli devono poter contare su due figure presenti e responsabili, nonostante la fine della coppia.

Ma perché questo accada, non bastano le leggi. Serve anche che i professionisti rispettino la loro missione etica. L’articolo 62-bis del Codice Deontologico Forense lo dice chiaramente:

“gli avvocati devono trattare le informazioni che riguardano i minori e le dinamiche familiari con la massima correttezza, lealtà e riservatezza.”

Non è un dettaglio, ma un obbligo stringente. Chi viola questo principio non rischia solo una censura o una sanzione disciplinare: può andare incontro alla conseguenza più grave, la radiazione dall’albo.

È un monito che ricorda a tutti i legali quanto sia alto il livello di responsabilità quando si parla di bambini e famiglie.

Perché ogni parola detta o scritta in un’aula di tribunale, se non rispettosa, può lasciare cicatrici profonde.

La vera sfida, quindi, è che il diritto sappia mostrare la sua parte più umana.

Non quella fatta di formule o di tempi rapidi, ma quella capace di ascoltare un bambino che piange prima ancora di andare da un genitore, che dice con semplicità “non ci voglio andare”.

Ascoltare significa riconoscere il dolore e cercare soluzioni, senza umiliazioni e senza spostare il problema da un genitore all’altro.

“L’avvocato ha affermato che nonostante il matrimonio sia finito dobbiamo essere genitori”

Lei stessa poi ha aggiunto non lo dico io ma lo dice la giurisprodenza la dottrina illustre.

Separarsi in fretta può sembrare la priorità, ma la vera urgenza è non lasciare indietro i figli.

La negoziazione assistita e la mediazione familiare sono strumenti preziosi per dare concretezza al sostegno della bigenitorialità e restituire dignità alle famiglie in crisi.

Ma è l’insieme — leggi giuste, avvocati responsabili, giudici attenti e genitori disponibili — che può trasformare un conflitto in un percorso di rinascita.

Perché al centro non c’è il divorzio: al centro ci sono i bambini. Sempre.

Dino Tropea. Redazione TalkCity.it

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