Nell’ultima puntata stagionale di “Lasciati Indietro” ospite Eugenio Finardi: una chiusura che diventa semina

Ospite dell’ultima puntata di Lasciati Indietro, il programma di Talk City giunto al termine dopo 20

emozionanti episodi, è stato Eugenio Finardi.

Un’intervista intensa, vibrante, che ha chiuso un cerchio e aperto un altro. Finardi, con la sua voce, la sua

storia, la sua visione, ha raccolto i temi centrali del progetto e li ha fatti risuonare con una profondità rara.

Eugenio Finardi: la musica come testamento di speranza. A cinquant’anni dal suo primo disco “Non

gettate alcun oggetto dai finestrini”, Eugenio Finardi torna con un’opera carica di significato: “Tutto”.

Disponibile in digitale, CD e vinile, l’album rappresenta non solo il ventesimo lavoro di brani originali del

cantautore milanese, ma anche una sorta di testamento musicale e spirituale.

Un’opera intensa, che segna un punto di svolta nella carriera di uno degli artisti più influenti e autentici

della musica italiana.

Distribuito da ADA Music Italy, “Tutto” arriva undici anni dopo “Fibrillante” e tre anni dopo “Euphonia

Suite”. È un disco che, come sottolineato dal comunicato ufficiale, esprime “consapevolezza, libertà

espressiva e ricerca interiore”.

Undici tracce che attraversano con lucidità i temi più urgenti e profondi del presente: dalla crisi sociale e

politica alla spiritualità, dalla fisica quantistica ai misteri dell’esistenza.

Ma sopra ogni cosa, ciò che si fa largo in ogni brano è una pulsante invocazione alla speranza, quella

stessa speranza che ha animato le pagine di Lasciato Indietro e che si è fatta voce e racconto nella

trasmissione omonima, raccogliendo testimonianze e visioni di chi non ha mai smesso di credere nella

rinascita.

L’album si muove come un prisma che rifrange la luce del tempo su temi attuali e senza tempo, dove

memoria, tecnologia e identità si intrecciano.

Il brano “Futuro” ne è l’asse portante: non più un’evocazione dell’“Extraterrestre” come salvezza dallo

spazio, ma un confronto diretto con l’intelligenza artificiale, figura ambigua e specchio inquieto della

nostra epoca.

Il videoclip, con l’illusione di un Finardi giovane generato dall’AI, amplifica il cortocircuito tra verità e

apparenza. Il gesto finale del bambino che afferra un disco è un passaggio simbolico: l’eredità va a chi

verrà.

In “Francesca Sogna”, il dialogo tra padre e figlia diventa ponte tra generazioni, memoria e speranza, mentre “Tanto Tempo Fa” e “La Battaglia” affondano nella consapevolezza delle ferite del tempo, senza rinunciare alla ricerca di senso.

“Massiccio Attacco di Panico” invece squarcia il velo sul tema della salute mentale, con un’intimità priva di retorica che dialoga idealmente con il messaggio sociale e politico di Lasciato Indietro, dove la figura dello psicologo gratuito diventa presidio di dignità.

“Onde di Probabilità” si alza come un inno alla meraviglia dell’esistere, una poesia che abbraccia scienza e spiritualità. L’album è scolpito da mani esperte: la batteria di Fiamma Cardani, il basso di Paolo Costa, e la produzione di Giovanni “Giuvazza” Maggiore che firma anche il cortometraggio musicale.

Non è una raccolta di canzoni, ma un viaggio narrativo, un’opera compatta che vibra tra il privato e

l’universale, tra voce umana e sussurro digitale.

“Tutto” è anche il cuore pulsante del tour “Tutto ’75-’25”, iniziato il 16 maggio con una data sold out a

Fiorano Modenese. Un tour che attraversa l’Italia in lungo e in largo fino a settembre, mescolando in

scaletta brani iconici e nuove composizioni, in un dialogo continuo tra memoria e attualità.

Durante l’intervista rilasciata per il programma “Lasciati Indietro”, Eugenio Finardi ha mostrato il volto più

autentico della sua personalità. Al di là del cantautore, è emerso l’uomo. Umile, riflessivo, disarmato nella

sua sincerità.

“La musica è matematica udibile, misteriosa, influenza l’umore, gli stati d’animo. La musica cura, per la

mente e per il corpo.”

Non si tratta di una citazione estetica. È un manifesto.

È il pensiero di un artista che ha scelto, per tutta la vita, di vedere nella musica non uno strumento di

successo, ma una lente per leggere il mondo. Una medicina dell’anima.

In più di un’occasione Finardi ha ribadito: “Il mistero della musica è che ci fa toccare le emozioni senza

doverle tradurre in parole, la musica riempie i vuoti che si creano nell’anima”.

È questa la chiave di tutto. Ogni album è un esercizio di meraviglia. Ogni canzone è una domanda. Non

c’è arroganza, non c’è posa. C’è il desiderio sincero di aprirsi al nuovo, al possibile, all’imprevisto.

“Tutto” non è solo un disco. È una lezione di vita. Un invito a non restare in superficie. In un tempo che

consuma, Finardi costruisce. In un tempo che dimentica, Finardi ricorda.

E lo fa con parole oneste, con suoni che accarezzano e scuotono. La conclusione con “La Facoltà dello

Stupore” è quanto di più coerente si potesse immaginare: un inno alla possibilità di restare vivi dentro,

anche quando fuori tutto sembra perduto. È una chiusura, ma non un commiato. È una soglia aperta.

Il messaggio di Finardi è chiaro: la musica non è solo intrattenimento, è un luogo sacro. È un territorio in cui chiunque, anche chi è stato dimenticato, può ritrovare la propria voce.

“Tutto” è una dichiarazione che la speranza, come la musica, non muore mai. È un atto d’amore scritto a

mano in un tempo dominato dalla velocità.

A cinquant’anni dal primo disco, Eugenio Finardi continua a camminare. Con lo stesso passo ostinato di

sempre. E la sua musica, oggi più che mai, ci accompagna come una bussola accesa nella notte.

Per ascoltare “Tutto” in streaming: https://ada.lnk.to/_tutto

Acquistare il vinile: disponibile nei migliori store e sul sito ufficiale dell’artista.

Per seguirlo in tour: tutte le date su www.internationalmusic.it/artisti/eugenio-finardi

Perché Finardi è uno di quegli artisti che non passano: restano.

Dentro chi ascolta, dentro chi ha ancora voglia di credere che la musica possa cambiare qualcosa. O anche solo accompagnarci, silenziosa, mentre cambiamo noi.

Dino Tropea

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