Le nostre interviste impossibili del week-end. Berlinguer: “Se fossi vissuto dieci anni in più, avrei cercato di cambiare l’Italia così”

Buongiorno, segretario Berlinguer. È un onore averla qui con noi, anche solo immaginando questo incontro straordinario. Partiamo subito con una domanda cruciale: crede che l’Italia oggi sarebbe diversa se lei avesse avuto dieci anni in più per agire sulla scena politica?
Enrico Berlinguer: <<Buongiorno a voi. È una domanda che apre molte riflessioni.
Dieci anni sono un tempo importante in politica, ma non dimentichiamo che il cambiamento strutturale di un Paese richiede non solo anni, ma anche un movimento collettivo, consapevole e determinato.
Tuttavia, credo che quei dieci anni avrebbero potuto consolidare alcune battaglie che stavo portando avanti, soprattutto sul tema della moralità nella politica e sul ruolo del Partito Comunista Italiano come forza di governo, non solo di opposizione.>>

A cosa si riferisce esattamente quando parla di “moralità nella politica”?
Enrico Berlinguer: <<Mi riferisco all’esigenza di una politica trasparente, lontana dalle logiche del clientelismo e della corruzione.
Già negli anni ’80 insistevo sul fatto che la crisi della politica fosse prima di tutto una crisi morale. Se avessi avuto più tempo, avrei cercato di dare più forza a quel concetto.
La politica non può essere una macchina autoreferenziale: deve essere al servizio dei cittadini, deve restituire dignità al lavoro e garantire equità sociale.

Crede che il “compromesso storico” con la Democrazia Cristiana avrebbe potuto cambiare definitivamente l’Italia?
Enrico Berlinguer: <<La strategia del compromesso storico era un tentativo di uscire da uno stallo.
L’Italia di quegli anni era attraversata da tensioni profonde: il terrorismo, la crisi economica, le divisioni sociali.
Collaborare con la Democrazia Cristiana significava cercare un terreno comune per salvaguardare la democrazia e avviare riforme necessarie.
Se avessi avuto più tempo, avrei cercato di portare avanti questa strada con maggiore incisività, pur sapendo che richiedeva sacrifici e compromessi dolorosi.>>

Quali sarebbero state le sue priorità per i dieci anni successivi alla sua morte, avvenuta nel 1984?
Enrico Berlinguer: <<In primis, il rafforzamento del ruolo dei lavoratori nella società e nell’economia.
Mi sarei battuto per una politica industriale che salvaguardasse l’occupazione e affrontasse le sfide della globalizzazione, che già allora si profilava all’orizzonte.
Poi, l’Europa: l’integrazione europea era una prospettiva importante, ma avrei voluto un’Europa più sociale, più solidale, non dominata dalle sole logiche economiche.
Infine, il rinnovamento del Partito Comunista Italiano.
Avevamo avviato un percorso di apertura verso nuovi linguaggi e nuove sensibilità, e quei dieci anni avrebbero potuto consolidare un’identità moderna e radicata nei valori progressisti.>>

E oggi, cosa direbbe ai giovani che guardano con scetticismo alla politica?
Enrico Berlinguer: <<Direi loro che il cambiamento non arriva mai dall’alto, ma dal basso, dalla partecipazione.
So che molti si sentono delusi o distanti, ma la politica, quella vera, è l’unico strumento che abbiamo per costruire una società più giusta.
Il mio appello sarebbe quello di non lasciare la politica nelle mani di chi ne fa un mestiere senza ideali. Serve passione, serve coraggio.>>

Segretario Berlinguer, vorremmo approfittare di questa occasione unica per chiederle un’opinione su una figura che ha dominato la scena politica italiana negli ultimi decenni: Silvio Berlusconi. Crede che la sua ascesa sarebbe stata possibile con lei ancora in vita?
Enrico Berlinguer: <<Silvio Berlusconi rappresenta un fenomeno politico e culturale che incarna molte delle trasformazioni, e purtroppo delle degenerazioni, che ho cercato di combattere durante la mia vita politica.
La sua ascesa è stata resa possibile da un vuoto culturale e morale che si è aperto in Italia negli anni successivi alla mia morte.
Con un maggiore radicamento del Partito Comunista Italiano, con una politica che avesse mantenuto alta l’attenzione ai valori etici e al bene comune, forse sarebbe stato più difficile per un’impostazione come la sua affermarsi.>>

Crede che con lei ancora in vita Berlusconi avrebbe avuto lo stesso successo?
Enrico Berlinguer: <<Non posso dirlo con certezza, ma avrei fatto tutto il possibile per contrastare una politica basata sul populismo e sull’individualismo.
La forza del Partito Comunista Italiano stava nella capacità di dialogare con le persone, di entrare nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole.
Avrei cercato di rafforzare quel legame diretto con i cittadini per contrastare l’idea che la politica sia solo spettacolo.
Berlusconi è riuscito a trionfare perché ha saputo sfruttare il disincanto della gente nei confronti dei partiti tradizionali. Avrei lavorato per evitare che quel disincanto si trasformasse in rassegnazione.>>

Se potesse confrontarsi direttamente con Berlusconi, cosa gli direbbe?
Enrico Berlinguer: <<Gli direi che chi ha tanto potere e influenza ha una responsabilità enorme verso il Paese. Non si può governare solo per sé stessi o per chi ci sostiene.
Governi per il popolo, per chi è in difficoltà, per chi non ha voce. La politica non può essere un’impresa personale, deve essere un atto di altruismo.>>
Segretario, la ringraziamo ancora per questa conversazione illuminante.
Enrico Berlinguer: <<Grazie a voi. Il dibattito, il confronto e la riflessione sono il primo passo per costruire una politica migliore. Vi auguro di continuare a dar voce alle idee che possono cambiare il mondo.>>
Redazione TalkCity.it
