La data venne istituita nel 1992 nel corso della Conferenza Mondiale sull’ Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro, durante il vertice delle Nazioni Unite.
Fu lì che si iniziò ad usare la parola SOSTENIBILITA’ e che si gettarono le basi per uno sviluppo sostenibile.
Si comprese inconfutabilmente che le acque oceaniche, infatti, generano oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo, regolando il clima e assorbendo circa un terzo dell’anidride carbonica che produciamo con le nostre emissioni, con il nostro sviluppo, la nostra antropizzazione.
NO, c’è davvero ancora molto da fare. Forse un giorno all’anno non è sufficiente. Forse servirebbe parlarne, ricordarcene, fare qualcosa di vero, di concreto tutti i giorni, tutti i giorni all’interno di un anno e tutti gli anni. Sempre.
Sarebbe folle non aiutarci. Sarebbe decretare la fine del mare, la fine degli oceani, la fine del pianeta, la nostra fine: no, non si tratta di essere suscettibili alla fenomenologia Thumberg oppure a qualche scienziato che di tanto in tanto ci indica una nuova data per la fine del mondo.
È semplicemente un dato di fatto: nel 2022 non possiamo ancora pensare allo sviluppo come se questo dovesse prevalere sopra ogni cosa. Recentemente anche la nostra Costituzione, (mai accaduto dal 1948), si è ritoccata, impreziosita.
Sono stati modificati degli articoli (Art. 9 e Art 41) introducendo fra i suoi principi fondamentali il rispetto e la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche e soprattutto nell’interesse delle future generazioni.