CNA, blocco della cessione del credito per il Superbonus

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Luigia Melaragni: “Le imprese artigiane delle costruzioni a rischio fallimento per il blocco della cessione dei crediti”

33mila imprese artigiane a rischio fallimento e perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi. È l’allarme che lancia CNA, a livello nazionale, sulla base dei risultati di una indagine presso un campione di duemila imprese, altamente rappresentativo dei comparti dell’edilizia, dell’impiantistica e dei serramenti.

La Confederazione sollecita il governo a trovare rapidamente una soluzione per disinnescare una bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza.

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Si stanno inoltre manifestando forti difficoltà nel mantenimento dei livelli occupazionali. Non dimentichiamo – sottolinea Melaragni – che la filiera delle costruzioni, rimessasi in moto, dopo la pandemia, grazie al Superbonus e ai bonus casa, è stata determinante per la ripresa e per la creazione di posti di lavoro. Corriamo il serio pericolo di trovarci, a breve, a fare i conti con una crisi economica e sociale pesantissima”.

La segretaria della CNA punta l’attenzione sull’atteggiamento degli istituti di credito:

“Non solo il blocco è stato improvviso, ma non c’è luce. Non si riesce a capire se e quando gli intermediari finanziari, a partire da Poste, che è una società controllata anche dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, riattiveranno gli acquisti, magari con altri limiti di importo.

La CNA nazionale stima che i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro, mentre quelli in attesa di
accettazione superano i 5 miliardi. Di questi, circa 4 miliardi si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura.

Il quadro molto preoccupante deve sollecitare un intervento straordinario da parte dello Stato per svuotare i cassetti fiscali, non compromettendo così la ripresa economica e il programma di riqualificazione energetica degli immobili.

Riceviamo e pubblichiamo

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