Civitavecchia. Truffa di extracomunitari scoperta dalle forze dell’ordine portuali

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2025-01-14 | 15:26h
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2025-01-15 | 08:36h
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La polizia marittima di Civitavecchia ha scoperto un’operazione illecita che coinvolgeva diversi cittadini tunisini, giunti in Italia tramite traghetti dalla Tunisia

Grazie a un’indagine che si è protratta per oltre dodici mesi, gli agenti della polizia di Frontiera Marittima

hanno rilevato che queste persone simulavano una presenza costante nel paese al fine di ottenere

permessi di soggiorno e vari benefici economici.

Questi vantaggi venivano poi sfruttati dai tunisini al ritorno in patria con le loro famiglie.

Per accedere a tali sussidi, i coinvolti presentavano documenti falsificati che attestavano una situazione

economica precaria e la presenza stabile del nucleo familiare in Italia, oltre a dichiarazioni sulla residenza

nel territorio italiano.

A seguito delle indagini, sono stati avviati procedimenti penali nei confronti di nove cittadini extracomunitari, accusati di aver ottenuto illegalmente circa 300.000 euro da fondi pubblici.

Riceviamo e pubblichiamo

extracomunitari

Grazie a un’indagine che si è protratta per oltre dodici mesi, gli agenti della polizia di Frontiera Marittima

hanno rilevato che queste persone simulavano una presenza costante nel paese al fine di ottenere

permessi di soggiorno e vari benefici economici.

Questi vantaggi venivano poi sfruttati dai tunisini al ritorno in patria con le loro famiglie.

Per accedere a tali sussidi, i coinvolti presentavano documenti falsificati che attestavano una situazione

economica precaria e la presenza stabile del nucleo familiare in Italia, oltre a dichiarazioni sulla residenza

nel territorio italiano.

Grazie a un’indagine che si è protratta per oltre dodici mesi, gli agenti della polizia di Frontiera Marittima

hanno rilevato che queste persone simulavano una presenza costante nel paese al fine di ottenere

permessi di soggiorno e vari benefici economici.

Questi vantaggi venivano poi sfruttati dai tunisini al ritorno in patria con le loro famiglie.

Per accedere a tali sussidi, i coinvolti presentavano documenti falsificati che attestavano una situazione

economica precaria e la presenza stabile del nucleo familiare in Italia, oltre a dichiarazioni sulla residenza

nel territorio italiano.

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