Grazie a un’indagine che si è protratta per oltre dodici mesi, gli agenti della polizia di Frontiera Marittima
hanno rilevato che queste persone simulavano una presenza costante nel paese al fine di ottenere
permessi di soggiorno e vari benefici economici.
Questi vantaggi venivano poi sfruttati dai tunisini al ritorno in patria con le loro famiglie.
Per accedere a tali sussidi, i coinvolti presentavano documenti falsificati che attestavano una situazione
economica precaria e la presenza stabile del nucleo familiare in Italia, oltre a dichiarazioni sulla residenza
nel territorio italiano.
Grazie a un’indagine che si è protratta per oltre dodici mesi, gli agenti della polizia di Frontiera Marittima
hanno rilevato che queste persone simulavano una presenza costante nel paese al fine di ottenere
permessi di soggiorno e vari benefici economici.
Questi vantaggi venivano poi sfruttati dai tunisini al ritorno in patria con le loro famiglie.
Per accedere a tali sussidi, i coinvolti presentavano documenti falsificati che attestavano una situazione
economica precaria e la presenza stabile del nucleo familiare in Italia, oltre a dichiarazioni sulla residenza
nel territorio italiano.
Grazie a un’indagine che si è protratta per oltre dodici mesi, gli agenti della polizia di Frontiera Marittima
hanno rilevato che queste persone simulavano una presenza costante nel paese al fine di ottenere
permessi di soggiorno e vari benefici economici.
Questi vantaggi venivano poi sfruttati dai tunisini al ritorno in patria con le loro famiglie.
Per accedere a tali sussidi, i coinvolti presentavano documenti falsificati che attestavano una situazione
economica precaria e la presenza stabile del nucleo familiare in Italia, oltre a dichiarazioni sulla residenza
nel territorio italiano.