Rifondazione Comunista si scaglia contro il Sindaco: “Davanti al genocidio in corso servono atti concreti, non rinvii e vuota solidarietà”
A Civitavecchia, quando un tema sta a cuore alla maggioranza, le pratiche scorrono veloci: delibere discusse in tempi record, ordini del giorno approvati senza esitazioni.
Ma quando si tratta di dare segnali forti e immediati di vicinanza alla Palestina – richieste arrivate persino dai Giovani Democratici, politicamente vicini al sindaco Marco Piendibene – il passo rallenta bruscamente.
L’ultimo comunicato dell’Amministrazione comunale, infatti, promette un “nuovo ordine del giorno” da portare nei prossimi Consigli comunali e una “grande manifestazione cittadina” entro settembre, in collaborazione con l’ANPI.
Parole altisonanti e indignazione dichiarata contro i crimini in corso, ma nessuna decisione immediata.
Nel frattempo, altri Comuni italiani – anche guidati dal centrodestra – non hanno perso tempo: il 5 agosto, Ladispoli ha approvato all’unanimità una mozione del PD per il riconoscimento dello Stato di Palestina;
ad Allumiere, il sindaco Landi ha riconosciuto il genocidio in corso, esponendo la bandiera palestinese sul palazzo comunale.
A Civitavecchia, invece, Piendibene “prende tempo”, e questa scelta ha provocato la dura reazione di Rifondazione Comunista e Civitavecchia Popolare, forze che lo avevano sostenuto in campagna elettorale.
In un comunicato congiunto, i due gruppi hanno ricordato che, dopo il riconoscimento dello Stato di Palestina deliberato a febbraio, insieme ai Giovani Democratici e ad altre realtà democratiche locali, avevano avanzato richieste precise:
avviare il gemellaggio con Gaza City;
esporre la bandiera palestinese sul palazzo comunale;
smascherare la narrazione distorta di molti media nazionali;
interrompere rapporti economici con Israele e aziende ad esso collegate.
Richieste, sottolineano, già accolte da numerose amministrazioni in Italia, persino di destra, come segnale concreto di solidarietà e di rottura con la complicità politica e commerciale verso il governo israeliano.
Ma nel comunicato dell’Amministrazione – accusano – “al di là di alcune belle parole, non troviamo riscontro alcuno” alle proposte fatte.
Una scelta “incomprensibile e offensiva”, soprattutto perché arriva da una giunta sostenuta da forze politiche che si dichiarano progressiste.
Il rinvio di ogni iniziativa concreta a una manifestazione post-estate viene bollato come inutile e ipocrita:
“Quando la città sarà forse chiamata a sfilare, di Gaza City potrebbe non essere rimasto nulla, e i pochi sopravvissuti potrebbero essere stati deportati”.
Secondo Rifondazione Comunista e Civitavecchia Popolare, serve agire subito, con gesti simbolici ma
concreti, per inserire Civitavecchia nella rete di migliaia di Comuni italiani che chiedono la fine del
genocidio e smascherano la complicità del Governo italiano.
Il rischio, avvertono, è che la città, pur gemellata con Betlemme e con Yasser Arafat tra i suoi cittadini onorari, finisca per restare silente e assente, macchiandosi di una “colpa indelebile” nella storia locale.
La conclusione è netta: “Davanti al genocidio in corso servono atti concreti, non rinvii e vuota solidarietà”.
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