Nuovo regolamento per gli impianti sportivi: belle parole, ma il problema resta sempre lo stesso

Il Consiglio comunale di Civitavecchia, dopo una maratona d’aula iniziata alle 9:30 e conclusa alle 22:30, ha approvato ieri sera il nuovo Regolamento per la gestione e l’utilizzo degli impianti sportivi comunali.

L’Amministrazione lo presenta come un passo epocale: regole aggiornate, trasparenza, pari opportunità, priorità ai giovani e alle attività inclusive.

L’opposizione si batte fino alla fine per portare il dibattito ad un Consiglio Comunale aperto dando alla città la possibilità di esprimersi. “Un regolamento troppo burocratico e poco realista” dice Simona Galizia.

Paolo Poletti sottolinea come molti punti del Regolamento che si sta votando non sono consoni con le leggi vigenti; Luca Grossi ricorda come l’Amministrazione dovrebbe avvicinarsi alle associazioni sportive, spesso composte da genitori e volontari, e non attraverso un regolamento freddo e surreale.

Il delegato allo sport Patrizio Pacifico sul suo profilo social parla di “fine dell’epoca del a casa mia decido io”, (…che si riferisse ad altri tipi di associazioni, ad esempio… musicali?).

Il sindaco Piendibene lo definisce “un atto importante per la comunità” e il presidente della Commissione Sport De Gennaro rivendica un percorso “ampio e partecipato”.

Tutto molto bello sulla carta. Ma, come sempre in Italia, le regole non bastano se nessuno le fa rispettare.

Il vero dramma dello sport civitavecchiese negli ultimi dieci anni non è stato un regolamento inadeguato,

ma la sua sistematica disapplicazione.

Lo ricorda bene Roberto Melchiorri, già manager cittadino dello sport, che sui social ha ricordato come in

questo decennio “siano successe cose bruttissime, finite in procura,

con la quasi distruzione del patrimonio sportivo comunale”, frutto non di norme sbagliate, ma di assenza

totale di controlli, convenzioni disattese e rapporti degenerati tra Comune e società sportive.

Il rischio, oggi, è che la storia si ripeta: si cambia il testo, ma non la sostanza.

Se non ci sarà un controllo vero, costante e imparziale, anche il nuovo regolamento rischia di diventare

l’ennesimo faldone da scaffale, buono solo per essere citato in conferenze stampa e post autocelebrativi.

Perché – piaccia o no – sono gli uomini a fare la fortuna dello sport, non le regole.

Senza dirigenti competenti, senza amministratori che sappiano unire fermezza e dialogo, senza la volontà politica di far rispettare ciò che si approva, ogni carta firmata resterà lettera morta.

E i nostri impianti continueranno a cadere a pezzi, tra polemiche, contenziosi e occasioni perse.

Il nuovo regolamento può essere un’opportunità. Ma solo se accompagnato da controlli seri, trasparenza vera e responsabilità personali.

Corrado Orfini

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