Grande attesa per la più grande iniziativa civile per rompere l’assedio a Gaza

Tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre 2025 prenderà il largo la Global Sumud Flotilla (GSF), la più grande iniziativa civile mai organizzata per rompere l’assedio navale imposto da Israele alla Striscia di Gaza.

Decine di imbarcazioni partiranno da porti del Mediterraneo con a bordo delegazioni di attivisti, medici, avvocati e personalità pubbliche provenienti da 44 Paesi.

L’obiettivo è duplice: consegnare aiuti umanitari e, al tempo stesso, accendere i riflettori sul blocco che da decenni soffoca la vita a Gaza, impedendo libertà di movimento e accesso a beni essenziali.

L’iniziativa è anche una risposta diretta alla crisi umanitaria in corso.

Zerocalcare e la comunicazione ai più giovani

Per raccontare il senso della Global Sumud Flotilla e renderlo accessibile anche a chi non segue da vicino la politica internazionale, il noto disegnatore di satira Zerocalcare ha realizzato un breve video.

Con il suo linguaggio diretto, ironico ma al tempo stesso empatico, Zerocalcare riesce a spiegare la complessità del tema e a parlare alle nuove generazioni, trasformando una vicenda drammatica e spesso raccontata solo in termini tecnici o geopolitici in un messaggio comprensibile, vicino e umano.

È un modo intelligente di sensibilizzare i più giovani, moltiplicando l’eco dell’iniziativa e facendo sì che la solidarietà non resti confinata agli “addetti ai lavori”, ma diventi parte di un discorso collettivo.

Che cos’è la Global Sumud Flotilla e cosa vuole fare

La GSF nasce nel 2025 dall’unione di quattro reti internazionali:

  • Freedom Flotilla Coalition, attiva dal 2010;
  • Global March to Gaza;
  • Maghreb Sumud Flotilla;
  • Sumud Nusantara, dal sud-est asiatico.

È il frutto di anni di iniziative navali e marce civili che, pur sempre ostacolate dalla marina israeliana, hanno tenuto viva l’attenzione internazionale.

Il convoglio trasporterà cibo, medicinali e beni di prima necessità, ma la sua missione va oltre l’aspetto umanitario: vuole denunciare le conseguenze del blocco navale israeliano e stimolare l’opinione pubblica internazionale a esercitare pressione sui governi perché si aprano corridoi umanitari stabili.

Maria Elena Delia, coordinatrice italiana della Flotilla, ha dichiarato:

“Questo è un movimento dal basso nato per colmare un vuoto istituzionale e di umanità.

Siamo consapevoli che si tratta di una goccia in un oceano di bisogni, ma è un atto di insofferenza e determinazione verso la paralisi del sistema internazionale e la complicità del nostro governo.”

Quando parte la Flotilla

Le partenze saranno scaglionate su più porti:

  • 30 agosto da Genova;
  • 31 agosto da Barcellona;
  • 4 settembre da Tunisi e Sicilia.

Tutte le imbarcazioni convergeranno nel Mediterraneo orientale, in un punto ancora riservato, per poi dirigersi insieme verso Gaza.

L’idea è quella di unire simbolicamente e fisicamente attivisti e imbarcazioni da diversi continenti in un’unica rotta comune.

Anche da Civitavecchia e Fiumicino partiranno due imbarcazioni che intercetteranno la GSF per consegnare beni di sostegno alla popolazione palestinese

Ci arriva in redazione una iniziativa legata al passaggio della nave diretta in Palestina.

Sono stati raccolti viveri in comune a Santa Marinella che sono stati portati alla sede di rifondazione a Civitavecchia.

Vengono organizzate due imbarcazioni da Civitavecchia e Fiumicino per intercettare la Global Sumud Flotilla.

Non tutti possono partire, ma tutti possono contribuire.

La Flotilla è fatta di legno e acciaio, ma soprattutto di eco: più diventa grande, più sarà impossibile ignorarla, così come lo è la crisi umanitaria di Gaza.

Ecco alcuni modi per sostenere l’iniziativa:

  • condividere contenuti sui social, taggando giornali, redazioni e giornalisti per aumentare la copertura mediatica;
  • organizzare presidi, talk, letture e proiezioni nelle piazze o nei porti;
  • contribuire ai costi logistici e di bordo;
  • offrire le proprie competenze (traduzione, grafica, ufficio stampa, supporto legale o medico).

Dicono i promotori: “Come per il progetto Gaza Cola, la forza di un’azione civile sta nella massa critica che la rende visibile e impossibile da ignorare“.

TalkCity.it Redazione

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