Duello epico a colpi di alta cultura; il Senatore dimostra di giocare in casa

Nel magico mondo della politica italiana, dove il dibattito è spesso una via di mezzo tra un talk show del pomeriggio e un torneo di retorica al bar, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha avuto il torto – o forse il merito – di usare una frase in latino. Panico tra i grillini.

Tutto comincia con una polemica del Movimento 5 Stelle contro il giornalista Mario Sechi, “colpevole” di aver espresso opinioni non in linea con l’ortodossia pentastellata sulla questione Flotilla (sì, ancora lei, la misteriosa Flotilla, crocevia di tutte le frustrazioni geopolitiche da divano).

Gasparri prende carta, penna e cultura classica, e cita con naturalezza il poeta latino Giovenale:

Quis custodiet ipsos custodes?” – “Chi custodirà i custodi stessi?”

Domanda legittima, soprattutto in un’epoca in cui chi grida allo scandalo spesso è il primo a dover rendere conto.

Ma ecco il colpo di genio (e di classe): Gasparri ci aggiunge anche una stoccata ironica, dicendo che i grillini probabilmente crederanno che Giovenale sia un parente di Jovanotti.

Risate. Qualcuno prende appunti. Altri cercano “Giovenale” su Wikipedia con un po’ di timore.

A questo punto, il Movimento 5 Stelle, evidentemente colto in fallo tra latino maccheronico e dizionari digitali, risponde con un comunicato che sembra scritto più con il risentimento che con la ragione:

“Il pover’uomo (tutta la nostra solidarietà) che scrive i comunicati di Gasparri cita Giovenale, ma poi si ricorda che sta scrivendo per Gasparri e sbaglia a scrivere Jovanotti.”

E chiudono con:

“Quis custodiet ipsum Gasparri?”

Che, tutto sommato, è un tentativo simpatico di usare il latino. Forse il primo da parte del M5S. Ma si sa, anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno.

Gasparri, per nulla intimorito dai finti sofismi pentastellati, rilancia con classe e una dose misurata di ironia:

“Un grande risultato aver costretto i grillini a usare il latino. Hanno qualcuno alfabetizzato che prende il loro ruolo, di ignari perfino dell’italiano.”

E per concludere, sistema anche il riferimento musicale:

“Quanto al cantante contemporaneo, che poi si chiama Cherubini, non ha ancora la rilevanza letteraria di Giovenale. Ma ha tempo.”

Insomma, mentre nei palazzi si discute, tra un congiuntivo traballante e una citazione sforzata, Gasparri si dimostra uno dei pochi politici che riesce a unire cultura, satira e sostanza.

E se ogni tanto scappa una battuta colta, pazienza: non è colpa sua se chi la riceve è rimasto fermo alla grammatica delle elementari.

Se oggi la politica avesse un’aula magna, Gasparri sarebbe lì a tenere lezione. I grillini? Forse in corridoio, ancora a cercare di capire se Giovenale abbia mai aperto un concerto.

TalkCity.it Redazione

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