In appendice, anche un appuntamento straordinario al Teatro Basilica di Roma.
Roma, 1° settembre – Quartieri dell’Arte – che dal 10 settembre al 7 novembre torna ad animare e
‘interpretare’ le location più suggestive della Tuscia viterbese, dal castello di Graffignano al ‘borgo
fantasma’ di Celleno – per il lancio della sua XXVI stagione ha scelto un luogo raro e magico di Roma:
il Venerabile Collegio Inglese, la più antica istituzione britannica al di fuori del Regno Unito.
Fondato dal cardinale William Allen nel 1576 il Collegio – solitamente non accessibile al pubblico – è
testimone dei grandi fermenti del Rinascimento ed è tutt’ora sede di formazione e riflessione religiosa.
Sito unico in Italia e nel mondo, collega la Capitale al Teatro elisabettiano e ai misteriosi scenari
dell’epoca, ma soprattutto ai destini incrociati delle cerchie michelangiolesche e shakespeariane che da
sempre attraversano l’originale progetto artistico del festival ideato e diretto da Gian Maria Cervo, votato
a valorizzare la relazione tra nuove tendenze drammaturgiche e tradizione.
Lo spettacolo, che sarà ripreso il 2 ottobre a Viterbo, anticipa simbolicamente i temi della XXVI edizione di Quartieri dell’Arte.
La disputa raccolse tantissimo dalle suggestioni culturali, dagli stimoli e perfino dai vocaboli di alcune delle f
igure che animarono il dibattito religioso rinascimentale che ebbe in Viterbo uno dei suoi punti focali.
La riscrittura della disputa, messa in atto da drammaturghi e autori di varie generazioni (il più giovane poco
più che diciottenne, quello senior avendo da poco superato i 60 anni) risuona con una serie di spettacoli
esemplari delle pratiche del teatro contemporaneo, dall’installazione teatrale alla riscrittura informata, dal
teatro-documentario alle drammaturgie che confinano col performativo.
Ci sono i linguaggi nuovi, c’è il rap, la trap, c’è zoom, ci sono app sperimentali concepite ad hoc per alcuni
degli eventi ma sorprendentemente ci sono anche eco del lavoro di Strehler, parte del vissuto di alcuni attori
e registi presenti nel programma, e c’è l’omaggio reso a maestri assai più remoti del teatro universale, in
difesa di questa ultima grande stazione dell’esperienza live.
Il festival si apre sabato 10 settembre al Castello Baglioni di Graffignano proprio con “La guerra dei Teatri”, un testo di Gian Maria Cervo con contributi di Francesca Olivi, di Antonio Piccolo (autore della traduzione dell’Amleto in napoletano citata nel testo) e del giovane rapper Dado, per la regia di Flavio Albanese.
Sarà l’overture di una maratona – in replica a Viterbo l’11 e il 12 settembre, e al Palazzo Gallo di
Bagnaia dal 27 al 30 ottobre – che comprenderà di volta in volta alcuni agili allestimenti legati al tema: la
riscrittura del “Satiromastix di Dekker firmata da Simone Corso con la regia di Marinella Anaclerio;
“What You Will” di Francesco Salerno, una rivisitazione del testo di John Marston con Matteo
Bertolotti e Andrea Palermo, per la regia di Marco Bellocchio; ispirati a Ben Jonson saranno “Cynthia’s
Laundry” di Roberto Cavosi, diretto da Riccardo Festa con l’interpretazione di Anna Paola Vellaccio, e “Il
Poetastro”, testo di Gian Maria Cervo con Michele Altamura e Gabriele Palocà, che saranno anche registi e
protagonisti della pièce; mentre in “Epilogo di una guerra” di Gian Maria Cervo e Simone Corso, per la
regia di Riccardo Festa, saranno di scena tutti e 3 gli autori, per rievocare “Eastward Ho!”, l’opera satirica
che nel 1605 sancì la pacificazione tra Jonson, Dekker e Marston. Gli eventi saranno realizzati con la
preziosa collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma, coordinati dai responsabili del Comitato
Artistico, Victor Albano e Irene de Sanctis.
Uno degli appuntamenti più attesi del festival sarà il ritorno a Viterbo (11 settembre) della mitica Fura dels Baus.
Gli spettatori saranno protagonisti assoluti del nuovo evento proposto da Pep Gatell appositamente per Quartieri dell’Arte, rinarrazione di un evento nato come digitale e ispirato alla Tempesta di Shakespeare: “La tempestad en la casa”.
Dal 15 al 29 settembre sarà ospitata nei suggestivi locali di Viterbo Sotterranea un’installazione speciale
nata dalla collaborazione tra Quartieri dell’Arte e CSS Udine, creata da Mario Martone a partire dal testo
teatrale del drammaturgo franco-maghrebino Bernard Marie Koltès, “Nella solitudine dei campi di
cotone”.
È un’installazione sonora e abitabile in forma di labirinto, riallestita per l’occasione da Fabrizio Arcuri, con un intervento di Teho Teardo per il paesaggio sonoro.
Sorta di equivalente teatrale ante-litteram di “Don’t Look Up”, lo spettacolo è una commedia multiverso che racconta la brutalità della società globale.
Si chiude con due serate all’insegna dell’impegno ecologico. Di scena, “Un nemico del popolo” di Ibsen
(Teatro dell’Unione di Viterbo, 5 novembre), rivisitato e diretto da Nina Nikolikj, con gli attori del Teatro
Nazionale di Macedonia, uno spettacolo nato nell’ambito del progetto europeo Woh – The Ways of The
Heroes, dedicato alle storie di chi lotta quotidianamente per la tutela della natura, e “Contemporary
Superheroes” di Riccardo Festa (Ecomuseo di Bomarzo, 7 novembre) trasposizione teatrale di una
graphic novel sviluppata da Andrea Palermo (in arte Arpo) – grazie a una collaborazione con l’editor Nika
Gavroska – e dalla disegnatrice Natasa Andonova, che insegna ai giovanissimi a ridisegnare l’ambiente
attraverso le loro pratiche quotidiane.
Tra gli altri eventi in cartellone, ricordiamo la vigilia degli idi di marzo raccontata dal ciabattino di Bruto
in “Giulio” di Aleksandros Memetaj (Teatro San Leonardo di Viterbo, 22 settembre) con la regia di Yoris
Petrillo, e il sesto episodio del progetto radiofonico Sparizioni, realizzato da Muta Imago durante il
lockedown: “Fly Me to the Moon”, un road-podcast live attraverso i crateri lunari diretto da Riccardo
Fazi (Spazio Unindustria di Viterbo, 5 novembre).
ufficiostampaquartieridellarte@gmail.com
Riceviamo e pubblichiamo