Dall’Università Luiss un appello al Paese sulla crescita dell’hub internazionale
Roma, 9 dicembre 2025 — L’Italia gioca una partita decisiva sul terreno della connettività globale, e l’esito dipenderà dalla capacità di far decollare — davvero — il futuro dell’aeroporto “Leonardo da Vinci”.
È quanto emerso con forza questa mattina alla Luiss Guido Carli, dove nella Sala delle Colonne è stato presentato lo studio sul Piano di Sviluppo sostenibile dell’hub di Fiumicino, una delle infrastrutture più strategiche dell’intero Paese.
I numeri illustrati dai ricercatori del Centro di Ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” — Enzo Peruffo, Direttore del Centro e Prorettore alla Didattica, e Alberto Petrucci, Direttore del Dipartimento di Economics and Financial Markets –

parlano da soli: 300.000 nuovi posti di lavoro, 70 miliardi di valore aggiunto e un impatto socioeconomico diffuso che investe non soltanto la Capitale, ma l’intera filiera nazionale del turismo, dei servizi e del commercio internazionale.
Lo studio, presentato alla presenza dell’Amministratore Delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone, e introdotto dal Dean della Luiss School of Government Gaetano Quagliariello, lancia anche un avvertimento chiaro:
ogni anno di ritardo nell’attuazione del Masterplan costa al Paese oltre 2 miliardi di euro. Una cifra che fotografa con nettezza la posta in gioco, mentre l’Italia affronta la sfida di non perdere competitività rispetto ai grandi hub europei.
Il progetto, da 9 miliardi di euro interamente autofinanziati, mira ad adeguare lo scalo alla domanda prevista a fine concessione nel 2046, stimata in 100 milioni di passeggeri annui.

Tre le fasi esaminate dallo studio: costruzione, gestione e impatto catalitico, cioè gli effetti di lungo periodo derivanti dalla crescita dei flussi internazionali.
Il valore per il territorio: un volano per il litorale nord della Capitale
Se a livello nazionale l’indotto è imponente, è sui territori limitrofi che gli effetti risultano particolarmente trasformativi.
Il litorale nord della Capitale — un’area che da anni invoca investimenti strutturali e nuove opportunità — si conferma come uno dei principali beneficiari della crescita dell’hub.

I dettagli stimati dalla ricerca sono eloquenti:
- Regione Lazio: 18 miliardi di valore aggiunto e 67.000 nuovi posti di lavoro;
- Provincia di Roma: 14 miliardi e 53.200 posti;
- Comune di Fiumicino: 5 miliardi e 13.450 posti di lavoro.
Per un’area fortemente dipendente dalle attività aeroportuali, queste cifre descrivono non solo un incremento occupazionale,
ma una possibile trasformazione strutturale dell’economia locale, con riflessi diretti sulla riqualificazione del litorale, sulle filiere turistiche, sui servizi e sulle infrastrutture.
Accanto agli aspetti economici, lo studio della Luiss mette in evidenza un’altra dimensione sempre più centrale: la sostenibilità.

Il nuovo assetto infrastrutturale — con lo spostamento verso est del baricentro delle operazioni di volo — permetterebbe una riduzione dell’inquinamento acustico fino all’80%, alleggerendo l’impatto dei sorvoli sui quartieri residenziali.
E, in un’ottica di compensazione territoriale e restauro paesaggistico, il progetto prevede anche la restituzione alla comunità di un Parco archeologico da 85 ettari,
un intervento che potrebbe ridefinire il rapporto tra l’aeroporto e la sua identità storico-culturale.

La conclusione dello studio è netta: il Piano di Sviluppo di Fiumicino non è un intervento localizzato, né un semplice ampliamento infrastrutturale,
ma un driver strategico per garantire la competitività internazionale dell’Italia nei prossimi vent’anni.
Per un Paese che vive di export, turismo e relazioni globali, ritardare il potenziamento del principale hub intercontinentale significherebbe rinunciare a un asset di rilevanza sistemica — e pagare un prezzo economico e sociale molto elevato.

Quello di oggi alla Luiss è apparso più di un convegno tecnico: è stato un invito — rivolto alla politica, alle istituzioni e all’opinione pubblica — a prendere posizione.
A decidere se l’Italia vuole essere protagonista nella mobilità globale del futuro o se preferisce assistere, da spettatrice, al progresso di aeroporti rivali più determinati nell’investire.
Il tempo, suggeriscono i ricercatori, non è un dettaglio. È parte della soluzione. O del problema.
Corrado Orfini

