Una disamina attenta, sulla base di numeri incoraggianti che arrivano dal Porto. Ma la città è pronta?

Tullio Nunzi

In un intervista il direttore generale della Roma cruise Terminal, relativamente all’andamento delle crociere, evidenzia numeri che inducono alla speranza.

Tanto che per il 2021 e per il 2022 Civitavecchia potrebbe tranquillamente essere il primo porto croceristico europeo e tra i primi porti nel mondo.

Dietro l’intervista si comprende la capacità di una chiara strategia per i prossimi anni: aumentare il turn-around, ipotizzare altre banchine dedicate.

Una strategia che ovviamente viene portata avanti in stretta sinergia e connessione con una autorità di sistema portuale, oggi particolarmente attenta allo sviluppo del sistema croceristico e di quello commerciale.

Il nostro porto ,giustamente, ha il marchio di porto di Roma, ma ovviamente la sua fama si trascina appresso anche la promozione di Civitavecchia come città.

Per questo credo che sarebbe necessario cominciare a pensare anche ad una seria strategia “turistica” per Civitavecchia.

In primis per confermare la cifra di spesa dei croceristi a Civitavecchia, che in uno studio datato di Assoporti, si quantificava in circa 80 milioni di euro l’anno.

Possibilmente strutturando una promozione di itinerari turistico culturali, o itinerari dello shopping, o pacchetti di qualsiasi natura che permettano di aumentare la percentuale di coloro che rimangono a Civitavecchia: in uno studio ancora più datato di Confcommercio oltre il 30%, avvalendosi ovviamente della collaborazioni con i comuni vicini.

Purtroppo sono anni che se ne parla, qualcosa è stata fatta ma mai si è data la sensazione di un progetto serio, a lungo raggio, per attrarre l’attenzione dei croceristi e degli armatori.

Tenendo conto che l’attrattiva di una città, di un sistema turistico, è data sicuramente dalle bellezze naturalistiche, da quelle archeologiche ed artistiche, culturali, ma è fatta anche di percorsi che vanno dalla pulizia, all’arredo urbano, ai trasporti, all’accoglienza, alla promozione.

Forse mai come oggi è possibile avviare quel percorso sinergico tra città e autorità, cominciando a prevedere progetti e proposte anche per avvenimenti futuri, come l’Expo di Roma ed il giubileo.

Si chiama strategia, programmazione, in tempi lunghi, e non dovrebbe purtroppo essere di esclusiva competenza del privato. E potrebbe essere il futuro di questa città.

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