Slot, ovvero il potere del gioco, il potere del brivido e dell’adrenalina, il potere della seduzione di una scatola “magica” che produce suoni e luci e che promette una vita diversa, una vita migliore, una vita da cui sono bandite le difficoltà economiche e i problemi di tutti i giorni. Queste macchine da gioco attirano le nuove falene: donne che non riescono ad accettare la solitudine, il tempo che passa, la crisi dei rapporti con mariti, figli, amicizie.

PAOLA QUATTRINI – PAOLA BARALEMAURO CONTE

in SLOT – Testo e regia di LUCA DE BEI

Trama: Alessandra è una di queste donne, caduta nella trappola del gioco d’azzardo. Come molti giocatori, Alessandra non si rende conto del vortice in cui è precipitata.

E’ convinta di poter dominare la sua voglia di giocare, che però le ha prosciugato i risparmi, le energie, il sonno.

Alessandra gioca per vincere, poi per sentirsi viva, poi solo per sentire il rumore delle monete che cadono nella vaschetta delle macchinette.

A cercare di risvegliarla, di farle vedere la realtà, è prima di tutto il figlio Francesco.

Nel tentare di aiutare la madre, Francesco si rende conto di come i giocatori siano soli, abbandonati dalle istituzioni, schiavi della Grande Seduzione, della Pericolosa Malìa, un potere tanto forte quanto occulto.

Alessandra è una donna solare, un po’ infantile, ironica ed è proprio questo suo carattere che impedisce agli altri di vedere la disperazione in fondo al suo animo.

Ma Francesco ha avuto problemi di dipendenza da droghe e alcool e ne è uscito: ecco perché riesce a intuire i problemi della madre e non crede alla sua allegria un po’ artefatta, alle sue bugie, ai suoi sogni di carta.

Ad aiutare Alessandra in questo percorso ci sarà però – incredibilmente – anche Giada, la nuova donna del suo ex marito.

Vista in un primo tempo come una rivale (tanto più pericolosa in quanto più giovane di lei, oltre che ancora avvenente) e addirittura causa della sua depressione e dipendenza dal gioco, la donna diviene inaspettatamente per Alessandra un’amica.

Grazie a lei, Alessandra scoprirà la forza della solidarietà femminile (il nemico comune? L’ex marito di Alessandra, ovviamente, che le ha tradite entrambe).

Attraverso una presa di coscienza profonda, Alessandra troverà finalmente il coraggio per guardare schiettamente i suoi problemi e iniziare un percorso di risalita.

BREVE NOTA SULLA LUDOPATIA

La probabilità di fare sei al superenalotto è una su seicentoventidue milioni, quella di realizzare una cinquina al lotto una su quarantatré milioni.

Eppure, il vizio del gioco è una passione profonda che, soprattutto in tempo di crisi, si impossessa di moltissime persone tra cui, fenomeno recente, molte donne.

Tale dipendenza paralizza i centri di volontà e alla sua influenza si deve arrendere anche un carattere forte e deciso. Dopo un po’ vincere o non vincere non ha più importanza.

Per le persone cadute preda di questa ossessione giocare è il solo modo per esistere, per sentirsi vivi.

La dipendenza dal gioco è un prodotto di questa società dei consumi, del mito del guadagno facile, della fuga dalla realtà, dell’illusione che la felicità alberghi nei beni materiali.

Si chiama ludopatia ma di ludico c’è solo il nome: quando il mostro si impossessa delle sue vittime uscire dalle sue spire è molto difficile.

Lo spettacolo è pensato come una danza leggera che inizia con note allegre e suadenti – così come il gioco appare in un primo tempo a chi gli si avvicina – per diventare via via sempre più avvolgente, più serrata, e trasformarsi poi in un vortice di energia a cui sembrerà impossibile sottrarsi.

Dal 26 ottobre al 14 novembre

TEATRO MANZONI di Roma Via Monte Zebio, 14/C

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